Alessandro Minichino cantautore bellunese, in arte Ale Ice, ci parla del suo nuovo progetto pop-alternative “ALESSANDRO”: un Ep acustico composto da 4 brani, l’ultimo dei quali intitolato Bambino è disponibile dal 13 dicembre in digital download e sulle piattaforme di streaming.
Scambiamo due chiacchiere con lui.

Ciao Ale, benvenuto.

Raccontaci in dettaglio di questo tuo nuovo progetto musicale. Di cosa parlano i tuoi testi e cosa vuoi comunicare a coloro che ti ascoltano?

“Alessandro” è un progetto formato da quattro brani, tutti composti unicamente da voce e chitarra. Questo perché in ogni singolo ho provato a trovare e portare parti di me stesso e dei miei pensieri nei confronti della società odierna.

Cerco di trasmettere sempre verità, non riuscirei mai a cantare qualcosa che non provo o non penso, mi piacerebbe pensare che la mia musica possa essere un rifugio per chi l’ascolta, così come lo è per me.

Questo tuo nuovo lavoro si differenzia parecchio da quelli tuoi precedenti, presentandoti in veste più cantautorale ed ispirandoti ai grandi degli anni Settanta e Ottanta. Come mai questo cambio di rotta?

Secondo me non è esattamente un cambio di rotta. Dopo l’ultimo mixtape non mi sentivo più totalmente me stesso, quindi ho iniziato a cercare un suono diverso che mi potesse far sentire rappresentato nella musica che facevo. Il rap è diventato unicamente moda: troppi concetti frivoli vengono dati in pasto alle masse, ma come anche negli altri generi nessuno cerca qualità ma solo quantità.

Mi sono ispirato al cantautorato perché sono cresciuto ascoltando quel panorama, cantando le canzoni dei grandi della musica italiana del passato. Penso che l’impegno musicale che c’era al tempo, quando si portavano emozioni e contenuti, non sia mai stato così lontano dal panorama come adesso.

All’interno del progetto troviamo anche la collaborazione con Simone Da Pra in “Nato fuori tempo”, rapper conosciuto per aver collaborato con artisti del calibro di Linus e Nicola Savino e altri rapper come Ensi, Raige e Mondo Marcio. Come vi siete conosciuti? Parlaci meglio di questa tua collaborazione.

È stato davvero un onore avere Simone in questo progetto, l’ho conosciuto circa cinque anni fa, quando ho iniziato a fare musica. Da lì sono rimasto sbalordito dal suo metodo di lavoro e dall’impegno nella cura dei dettagli costante. Mi sarebbe sempre piaciuto poter collaborare in un brano, ma lo ritenevo quasi impossibile. Quando scrissi “Nato fuori tempo” pensai subito che su questo tema Simone sarebbe stato perfetto e quando gli ho girato il provino mi disse subito di sì. Devo anche ringraziarlo per l’aiuto che mi ha dato a muovere i primi passi nella musica. È un grande amico e sono un suo fan.

Sei nato a Maratea (PZ), classe 1999, vivendo i primi due anni della tua vita in un piccolo paese della provincia di Salerno ai confini con la Basilicata. Sei cresciuto, formandoti in Veneto, nella  provincia  di  Belluno. Che ricordi hai della tua infanzia? Come nasce la passione per la musica? Quali sono gli artisti ai quali ti ispiri maggiormente e che influenzano il tuo modo di scrivere e comporre?

La mia infanzia finora è sempre stata qualcosa che volevo superare e lasciarmi alle spalle, la definirei semplicemente molto travagliata e ricca di problemi. Nonostante questo, mi manca un sacco; mi manca la forza che avevo nell’affrontare le cose, la magia della fantasia che ancora non era stata totalmente contaminata da questa realtà. Fin da piccolo appunto la musica è stata un’ancora di salvezza e un’evasione da ciò che avevo intorno. Cantavo ore e ore le canzoni di Vasco, di Marco Masini e Tiziano Ferro. Mi ricordo che quando mia mamma mi portò al concerto di Masini (2004, se non sbaglio) capii  subito che volevo quell’energia, quella poetica delle cose che solo la musica può donare. Penso che il mio modo di scrivere sia nato dall’incontro fra cantautorato e hip hop.

Giovanissimo a 16 anni col nome d’arte di Ale Ice scrivi e pubblichi l’Ep “È Solo L’inizio” (2015), un lavoro prettamente rap nel quale è presente il featuring con M2k, rapper campano membro della Double Haitch Crew.

Di questo e di tutti i lavori che seguono,  curerai poi gli artwork  e le cover sfruttando i tuoi percorsi di studio fatti, affini al settore artistico. Infatti arrivi proprio dal liceo artistico e ora so che frequenti anche il Mita, l’accademia internazionale di tatuaggio artistico.

Cosa ti affascina di più di questo settore?

L’arte, semplicemente. Penso che ogni forma creativa che permette di comunicare qualcosa o di esprimere la propria personalità sia fantastica.

Nel tatuaggio artistico si parla di vere opere, senza contare che una volta tatuato qualcuno, una tua creazione prende vita, unica nel suo genere girerà il mondo. Ci sarebbe molto da dire riguardo al settore dei tattoos.

Molto spesso i rapper sono ipercriticati per il loro aspetto esteriore e per i molteplici tatuaggi presenti sul loro corpo, cosa ti senti di dire a riguardo?

Penso che chi li critichi sia una parte minima della società e di sicuro non la fetta più giovane. Purtroppo c’è da dire che riguardo al mondo del tatuaggio c’è molta ignoranza, o sei un appassionato e sai grazie alle conoscenze personali oppure sei uno di quelli che pensa ancora siano riti satanici che portano le peggiori malattie. Io prima di approdare al Mita avevo molta confusione in testa, avevo più che altro conoscenze per sentito dire. Poi ci sono tatuaggi e tatuaggi, l’unico peccato è che tanti rapper ragazzini si tatuano solo per emulare dei personaggi.

Negli  anni  successivi  incidi  due  mixtape:  “Equilibrio”  (2017) e “Nirvana” (2018), da cui è stato estrapolato il singolo “Tieni duro” a cui ha seguito il primo street video con la regia di Samuele Dalò. Il video di “Tieni duro” è stato poi recensito dagli Arcade Boyz, noti youtuber.

Appartenendo ad una generazione che può ancora fare un confronto tra l’analogico e il digitale, Alessandro che rapporto ha con il web e i social media?

Io sono nato fuori tempo! Non lo dico per fare promo, ma è così, quella canzone è un dato di fatto.

Non sono assolutamente a mio agio sui social, mi basta scrollare un po’ la home per vedere quanto la finzione faccia da padrona. Tutti i cantanti su Instagram sono più in palestra che in studio, le showgirl si spogliano e vengono imitate dalle quindicenni che a loro volta mettono in mostra tutto sperando vengano ripagate con un buon numero di like. Ormai il social invece di fare da cornice alla musica è l’elemento centrale. In quanti ascoltano ancora i dischi? Lo streaming è la cosa più adatta al pubblico odierno, che ha la soglia d’attenzione più bassa di un pesce rosso (dati alla mano, non scherzo) e ha bisogno di canzoni di  un minuto che sennò si annoiano immediatamente.

Ecco, in mezzo a questa giungla, ci sono anche gli eterni romantici, nati fuori tempo, che, come me, sanno che non c’è niente di meglio di un bel vinile.

Ci saranno delle date live o di presentazione per il tuo nuovo EP?

 Nessuna data live.

Grazie per la tua disponibilità.