Francesca De Mori cantante eclettica vicentina ci presenta “ARCHETIPI” suo nuovo disco, disponibile dal 10 ottobre in digital download e streaming, che vede la partecipazione straordinaria di Walter Calloni alla batteria.

Scambiamo due chiacchiere con lei.

Ciao e benvenuta.

Parliamo del tuo nuovo disco, con un titolo molto particolare e dal significato ben preciso.

Raccontaci in dettaglio. Come nasce questo tuo nuovo progetto e quale messaggio vuoi raccontare a chi ti ascolta?

 

Ciao e grazie per la vostra intervista, è un piacere poter raccontare ARCHETIPI ai vostri lettori.

Questo progetto nasce dalla ricerca sul suono e sulla vocalità e dall’interesse verso alcuni temi psicologici, nasce dall’amalgama alchemica di musicisti che hanno confluito con la loro maestrìa e si sono messi al servizio della musica. Ho sentito l’urgenza di esplorare la mia vocalità lasciando emergere voci che mi abitano, voci emotive che sono comuni alla radice umana, nell’espressione di un’emozione, con la musica. Significa che ho desiderato riappropriarmi di una vocalità istintiva, spontanea, primordiale. Un’esplorazione delle possibilità infinite. Significa entrare nella propria storia per dare vita ad un sentire. Ancora di più ho sentito il bisogno di allontanarmi da alcuni “codici” che mi avevano un po’ ingabbiata; ci sono dei momenti in cui il suono, la voce, non viene più ascoltato come un sistema verbale, ci si allontana dagli schemi che non ci permettono di comunicare veramente. Ogni brano del cd è legato ad una immagine alla quale ognuno di noi può attingere per trarre conoscenza a sé, di sé.

“Gli archetipi sono i modelli più profondi del funzionamento psichico, come le radici dell’anima che governano le prospettive attraverso cui vediamo noi stessi e il mondo. Essi sono le immagini assiomatiche a cui ritornano continuamente la vita psichica e le teorie che formuliamo su di essa.”  -James Hillman-

 

 

Il lavoro prodotto da te e Daniele Petrosillo è composto da sette brani inediti e da due cover (li citiamo in ordine: GAIA – IL PIANETA BLU, IL MAGO, I TUOI FIORI di Etta Scollo, NEGLI OCCHI DI UN BAMBINO, L’AMANTE, HOMMAGE À VIOLETTE NOZIÈRE di Demetrio Stratos, LA VOCE INTERIORE, RIBELLE, GABBIANI, RIFLESSI – PIANO SOLO) con la straordinaria partecipazione di Walter Calloni alla batteria e musicisti quali: Martino Vercesi e Riccardo Misto, rispettivamente special guest alle chitarre e all’overtone singing, Daniele Petrosillo al basso e contrabbasso e il pianista Salvatore Pezzotti, che ne ha curato anche gli arrangiamenti.

Insomma un team di tutto rispetto. Raccontaci di più sulla creazione del disco, come avete vissuto l’intero periodo di realizzazione?

 

Ti ringrazio. Ci siamo coinvolti studiando insieme e provando, sono due anni e mezzo di lavoro in cui ognuno ha impresso un’impronta personale. L’espressione della propria individualità creativa nella musica diventa fusione, non è possibile fare altrimenti, quando l’intento è uno. Composizione sensibile di Daniele Petrosillo e arrangiamenti accurati di Salvatore Pezzotti. Nei momenti di invitabile fatica ognuno ha contribuito con azione musicale personale e con umanità. Poi l’incontro con il batterista Walter Calloni, una grande presenza, ha battezzato le canzoni forgiandole al ferro rovente delle sue bacchette. E gli ospiti, Martino Vercesi e Riccardo Misto, hanno con entusiasmo accolto la proposta, rispettivamente, di suonare e cantare impreziosendo con il loro talento alcuni brani del cd.

 

Quale atmosfera o sinergia si è venuta a creare tra di voi, tra una registrazione e l’altra?

Vuoi fare qualche ringraziamento speciale?

 

Il mio ringraziamento va a tutti loro, sono stata sempre supportata e libera di sperimentare ciò che sentivo e mi hanno incoraggiata. Ringrazio RecLab Studios per la competenza e professionalità. Sono in un momento personale di passaggio e di conseguenza anche la voce, legata indissolubilmente alla psiche, desiderava liberarsi. Se posso, ringrazio le persone che mi sono accanto nella quotidianità, Annalisa Fontolan fotografa che mi segue da sempre, Silvio Bresciani che mi consiglia e ascolta, i maestri che incontro, gli amici vicini che forse mi sopportano. Un po’…^_^

 

 

C’è una canzone in particolare del tuo album alla quale sei legata maggiormente? Ascoltandolo, personalmente, mi è piaciuta molto ‘Ribelle’…

 

Sei in sinergia con me perché attualmente è la canzone che sento di più. Amo molto anche“Gaia, il pianeta Blu”,  dedicata a madre terra e gli omaggi a due brani straordinari e ai loro interpreti che sono Etta Scollo e Demetrio Stratos. “Musica è libertà” afferma la Scollo e Stratos in un’intervista ci comunica che il processo vocale non è questione di capacità vocale, bensì questione di capacità mentale. Il suo grande merito è quello di aver recuperato la voce come strumento salvifico; il lavoro presintattico del linguaggio perciò il canto ancestrale e il canto sperimentale non sono una convenzione. Il brano che abbiamo scelto appare nell’album del 1978 “Gli dei se ne vanno gli arrabbiati restano”. Il tema della canzone tratta di un personaggio veramente esistito, della pazzia, del sentirsi imprigionati e quindi della parte ombra dell’archetipo del Folle. Abbiamo avuto il privilegio di avere Riccardo Misto all’overtone singing, un grande musicista e maestro che è stato anche mio insegnante di Nada Yoga.

 

Parliamo un po’ più di te.

Cantante vicentina, inizi a dedicarti agli studi del canto a partire dal 1990. Con numerosi e differenziati progetti, pur se innamorata da sempre della canzone d’autore, ti sei espressa attraverso stili musicali differenti. Sei diplomata in canto moderno presso l’Accademia di Musica Moderna di Milano con Paola Milzani e hai vinto una borsa di studio al CET di Mogol.

Come nasce la tua passione per la musica? Quali sono stati gli artisti che hanno maggiormente influenzato il tuo stile?

 

E’ cambiato molto il tipo di ascolto in questi due anni. I grandi cantautori e cantautrici, le interpreti, sono sempre in agguato sul comodino musicale della mia mente, ma ora ascolto molto di più gli artisti che ricercano differenti luoghi della voce. Mi attira la “non convenzione” nel canto, la rottura degli schemi, la possibilità di affidarsi alla semantica della musica, ma alla fine è questo che facevo da bambina quando ascoltavo le canzoni senza sapere il significato delle parole. Ascolto Fatima Miranda, Noa, Marina Mulopulos, Patrizia Laquidara, Francesca Gaza, Meredith Monk, Steven Halpern, Stepanida Borisova, Sainko Namtchylak, oltre a cantanti come Betty Carter, insomma una lista interminabile che continuerebbe all’infinito.

 

Hai anche frequentato corsi teatrali (compagnia teatrale “La piccionaia” di Vicenza, “Nonchiameteci attori” di Milano), partecipato a diversi seminari (Nora Fuser, Laura Curino, Gioele Dix) e nel 2014 sei al concorso nazionale “The voice of Radio 2”, classificandoti fra i primi otto posti come unica canzone italiana con il brano “La guerra di Piero”.

Hai poi collaborato con la comunità Exodus di Don Mazzi per portare spettacoli di musica leggera in alcune carceri italiane.

Parlaci meglio di quest’ultima. Che ricordi hai e cosa ti ha lasciato, umanamente, questa nuova esperienza?

 

Questa è un’esperienza che ho vissuto alcuni anni fa grazie a Isabella Biffi, in arte Isabeau. Quello con cui sono stata a contatto è stato l’incredibile carisma di alcuni detenuti nel fare arte. Quanto possiamo quindi virare, ciò che siamo stati, in azioni differenti; interviene qualcosa a cui nessuno può dare veramente spiegazione. Possiamo sempre trasformare e trovare un modo nuovo per manifestarci. Per questo, mi sono sentita fortunata, mi sono chiesta come avrei reagito nascendo in condizioni più svantaggiate, che ne sarebbe stato di me.

All’attività di canto e recitazione affianchi, da anni, quella di insegnante di canto e ‘ricercatrice vocale’ che ti hanno portata a partecipare a tantissimi seminari di approfondimento e corsi, fino in Francia presso il Roy Hart International Arts Centre.

Seguiranno poi altri studi sulla voce con Laura Neera (logopedista, scrittrice e cantante argentina), Gisela Rhomert (l’Istituto Lichtenberg in Germania) per citarne alcuni, fino a diventare insegnante qualificata di pratica Bioenergetica e di Biomusica effettuando, ulteriormente, il percorso triennale di Counseling Somato Relazionale presso l’istituto Ipso di Milano.

Hai ottenuto recentemente anche il diploma di Musicoterapia in Nada Yoga con Riccardo Misto (musicista e studioso di musica indiana, e discepolo di Vemu Mukunda) e dopo ulteriori corsi di approfondimento, attualmente, ti dedichi al Massaggio Sonoro con Campane Armoniche e Tibetane, Voce e altri strumenti ancestrali, e alla tecnica del canto armonico.

Insomma una vera e propria vocazione per la ‘sperimentazione vocale’, non a caso ti definiscono una cantante molto ‘raffinata’.

Il continuo studio della voce, penso sia davvero molto stimolante sia come ricercatrice che come insegnante…

Cosa puoi dirci di più di te? Come nasce questa tua esigenza nel voler continuamente sperimentare?

Cosa vuoi trasmettere ai tuoi allievi?

 

E’ un’esigenza di coerenza, ricerco ciò di cui io stessa ho bisogno e voglio scoprire e trasmetto secondo coscienza. Sono curiosa, non mi basta una sola visione e di uno stesso argomento mi appassiono con la speranza di arrivare a un punto di comprensione più sfaccettata possibile. Peccato che più mi addentro negli argomenti, nelle esperienze, più mi accorgo che non esiste un punto di arrivo e mi sento sempre daccapo. Ma questo è interessante.

Da alcuni anni ami esprimerti anche attraverso la scrittura, riprendendo un filo interrotto durante l’adolescenza.

Ti vedremo a breve anche in veste di scrittrice con qualche tua prossima pubblicazione?

 

Che bella domanda, mi hai dato un’idea! Scherzi a parte, ho iniziato a usare la parola per ribellione   ^_^ a chi mi chiedeva se le canzoni che cantavo le scrivevo io. Ne ho scritta solo una, “Altre strade”, nel primo album che trovate sul mio canale YouTube, e ho voluto provare a me stessa che avevo da raccontare e potevo farlo. Così è nata Francia Damore, il mio alter ego che scrive parole.

 

Tornando alla tua musica, c’è qualche artista in particolare con il quale ti piacerebbe collaborare e che fin ora non si è presentata ancora occasione?

 

Sono affascinata dalle sonorità elettroniche, un mondo che non conosco e che mi attira. Sono attratta anche dai canti antichi, dai mantra, dalle”infinite forme”in musica. Mi piacerebbe collaborare con chi segue questa via.

 

Vuoi aggiungere qualcosa? Prossimi progetti?

 

Ora mi occupo della promozione dell’album, la mia azione è piccola ma quotidiana e direzionata. Nel frattempo mi dedico all’insegnamento e al massaggio sonoro con campane tibetane, la voce e altri strumenti particolari.

 

A presto