Il racconto di una visione del mondo da molteplici punti di vista: l’era cibernetica, l’amore malinconico, la vita di tutti i giorni. Dedo ci racconta il suo ultimo lavoro, fatto di ironia, riflessioni e sonorità sempre nuove.

  • Cuore Elettrocaustico è il nome del tuo album uscito a luglio, un’opera definita “eterogenea” come suoni e contenuti…
Questo mio ultimo lavoro è frutto di riflessioni su ciò che ho modo di osservare intorno a me, nella mia vita e nel mondo circostante. Ho dato sfogo alle emozioni più profonde, raccontando momenti di vita quotidiana, accadimenti che mi hanno particolarmente colpito del sociale e della politica, non tralasciando ciò che c’è di bello come l’amore. Ho cercato, però, di farlo senza diventare pesante e senza prendermi troppo sul serio. Spero di esserci riuscito
  • Una vena di malinconia sul tema dell’amore da una parte e una forte critica alla generazione ingoiata dalla TV dall’altra. Qual è il mondo che sogna Dedo?
Beh, se fossimo a Miss Italia ti risponderei che sogno la pace nel mondo… Ma, scherzi a parte, ciò che desidero per me e per le persone che amo è un mondo meno ingiusto, meno avido e meno violento, dove ci sia la possibilità di ricominciare a sperare nella fratellanza e nella civile convivenza tra i popoli, e nella capacità di abbattere finalmente ogni barriera e ogni discriminazione.
  • Tra le numerose esperienze che hanno attraversato la tua carriera, c’è anche quella che ti ha visto componente dell’orchestra di Sanremo. Com’è il Festival visto da lì?
 L’esperienza con l’orchestra della Rai inizia nel 2012 e ad oggi ho preso parte a 12 edizioni del festival in ognuna delle quali ho avuto la fortuna di imparare qualcosa. Negli anni ho avuto la possibilità di suonare con quasi tutti gli artisti italiani e con parte di quelli stranieri tra cui George Benson, Ben Harper, Michael Bolton e con l’artista che amo di più, Caetano Veloso. Il festival è una manifestazione intensa, molto professionale e faticosa che faccio sempre con molto piacere.
  • Prima di Cuore Elettrocaustico c’erano i progetti Bandamariù e Dedo & the Megaphones. Cosa è cambiato da allora?
Non molto, visto che anche allora ero io a scrivere quasi per intero le canzoni. Venendo da esperienze di gruppi come gli Elio e le Storie Tese, avevo una visione più corale del mio lavoro e la dimensione della Band mi faceva sentire più a mio agio, mentre oggi cerco nuovi stimoli e nuove sfide nella carriera solista.
  • Concludiamo questa intervista con un sorriso che è nato spontaneo leggendo il titolo dell’ultimo brano dell’album, strumentale. Vuoi svelarcelo tu stesso raccontandoci il perché di questa scelta?
È un episodio differente dal resto dell’ album. Nei precedenti cd non avevo mai inserito uno strumentale ed è proprio con “Il ballo del maiale ingrifato” che ho voluto dare sfogo per la prima volta alla necessità di dare rilievo ai miei strumenti principali, il trombone e la tromba. Le origini sono strettamente collegate ai miei esordi all’ età di 11 anni con la banda musicale di paese. Il titolo è chiaramente una goliardata, uno scherzo ispirato dal ritmo incalzante e gioioso del brano.