Enrico Petillo, aka ENDI, è un rapper attivo nel circuito indipendente nazionale. Classe 1986 ha collezionato diversi feat., anche con personaggi di spicco della scena musicale italiana, e ha scritto anche un libro, Qualcosa cambierà edito da Scatole Parlanti. Oggi ci parla un po’ di sé, di questa pubblicazione e del suo ultimo singolo Resta qui. Curiosi?
ENDI, rapper ma anche papà e lavoratore con un’occupazione comune potremmo dire. Come mai hai deciso di far uscire proprio ora un nuovo pezzo?
“Sono passati esattamente due anni dalla mia ultima uscita musicale L’amore è un’illusione, quindi avevo una gran voglia di tornare a pubblicare un nuovo singolo. Ho deciso di farlo proprio adesso perché per me era il momento giusto, anche perché il periodo costretto a casa per la pandemia l’ho sfruttato per scrivere e per cercare di migliorarmi. Non voglio più far passare troppo tempo tra un singolo e un altro ma farli uscire con più frequenza. Resta qui deve essere una sorta di nuovo punto di partenza”.
Resta qui è un brano che parla d’amore, argomento a te caro nella tua musica. Si tratta di una scelta voluta o di un caso?
“Mi piace parlare d’amore perché è un sentimento che mi emoziona e mi stupisce sempre di più. Cerco di trattenere più sensazioni possibili perché mi danno la giusta ispirazione e il giusto stimolo per scrivere. Faccio molta fatica a fare un altro tipo di rap in questo momento. Mi sto dedicando al rap/pop o rap melodico se vogliamo proprio dargli un’etichetta o una definizione di genere.
Il pezzo quindi è venuto in maniera molto naturale. E’ partito fondamentalmente da una frase semplice ‘che bello è fare l’amore insieme a te’ che è il cuore del brano. Poi da lì, che sembra una cosa scontata, ho scritto tutto il testo”.
Questo pezzo, per mood soprattutto, ricorda una delle tue passate hit, Ti guarderò danzare. E´solo un’impressione?
“Sì, il mood può ricordarla come atmosfera e per la scelta di come far interagire le due figure protagoniste del brano, ma sono brani anche molti differenti. In Resta qui c’è più cantato, in Ti guarderò danzare più rap e il testo si basava sulla falsità in un rapporto d’amore. In Resta qui c’è un incontro e la voglia di rivivere qualcosa di bello del passato.
Per il video la mia idea iniziale era di farlo tutto a cartone animato, poi ho optato per questa soluzione che ho amato fin da subito e che ritengo si sposi bene con il mood del brano. L’ ho scelta anche perché è totalmente diversa dalle cose che avevo già fatto”.
Negli anni sei rimasto lo stesso, musicalmente parlando, cioè hai mantenuto un’immagine e un tuo stile ben preciso…
“Ho provato a fare diverse cose negli anni, soprattutto tra i miei primi lavori, poi anche gli errori ti fanno capire cosa fa e cosa non fa per te. All’inizio volevo per forza costruirmi un mio personaggio, ma è la cosa più sbagliata in assoluto perché ho capito che ero ridicolo. Ognuno ad un certo punto del percorso trova la propria identità. Oggi cerco di fare musica e fare qualcosa che possa piacere a me per primo ed essere coerente con la mia identità”.
Al di là di molti altri sembra che tu stia facendo un percorso artistico senza affannarti nel voler piacere a tutti i costi, nel rincorrere le mode del momento. E´ davvero così?
“Avevo iniziato a fare rap per tirare fuori quello che avevo dentro e per raccontare delle storie. Così era nato il mio primo lavoro, Il canto del diavolo, ed ogni brano era significativo. Poi decisi di fare un web album facendo rap che andava forte in quegli anni, ma con quel lavoro feci qualcosa di veramente penoso. Quindi per me oggi fare un tipo di rap solo perché è di moda sarebbe un errore colossale. Per questo seguo la mia linea, non voglio più fare qualcosa di cui vergognarmi tra 5 anni perché lontano da quello che sono.
Potrei fare trap anche se non l’ascolto e risulterei ridicolo. Non potrei prendere un brano come Resta qui e mettermi a fare il ritornello io che non so cantare. Potrei metterci l’atutone e tutti i vocoder ma il risultato sarebbe davvero scadente. Per quello io amo le voci naturali. Provate ad immaginarvi questo brano senza una vera e bella voce nel ritornello, magari mettendoci una voce tutta effettata, sarebbe una cagata pazzesca”.
Pensi sia controproducente a livello di fama e riscontro?
“Penso che non cambierebbe molto. Nel senso, non gioco in serie A, quindi non saprei dire, però so che cambierebbe molto su di me. Oggi ho un brano che mi piace ascoltare, invece seguendo quello che va, conoscendomi, avrei un brano che farei fatica ad ascoltare e confrontandomi con me stesso non ne sarei soddisfatto”.
In questo periodo di pandemia hai fatto anche uscire un tuo libro, Qualcosa cambierà. Come sta andando?
“Si esatto, ho avuto molti riscontri positivi. Mi dispiace però che in pandemia non si potesse presentarlo al pubblico e quindi si è perso molto a livello di contatto. Però come prima pubblicazione posso essere soddisfatto. Mi sono dovuto sbattere molto per il libro anche perché mi aspettavo un appoggio maggiore dalla casa editrice per farlo conoscere, ma comunque vedo che se ne parla ancora quindi va bene. Se devo essere sincero ho avuto più interesse e riscontri per il libro che per la mia musica. Forse due domande dovrei farmele ahahahah”.
Musicalmente, e anche non, qual è quel Qualcosa cambierà che ti auguri per il futuro?
“Musicalmente vorrei che la mia musica arrivasse a più gente possibile e vorrei cantare davanti a tante persone. Per il resto la vita è in continuo cambiamento, mi auguro di trarre il meglio da ciò che succede e dalle difficoltà che la vita riserva”.