Ciao Favonio intanto piacere di conoscervi e grazie di averci concesso questa intervista.
Da venerdì 24 novembre è disponibile nei negozi tradizionali, in digital download e su tutte le piattaforme streaming “Compagno di Viaggio” (Believe Distribution Service), il vostro nuovo disco. Un omaggio a Luigi Tenco in occasione dei cinquant’anni dalla sua morte, con la straordinaria partecipazione di Mimmo Borrelli, Charlotte Ferradini, Erica Mou e Jack Jaselli.
Ci parlate meglio di questo vostro nuovo progetto? Come è nata l’idea di rendere omaggio ad un grandissimo artista come Luigi Tenco? Sicuramente una gran bella responsabilità ed un progetto molto articolato nella sua realizzazione.
L’idea di realizzare un album interamente dedicato a Luigi Tenco nasce nel 2012. Tenco è riuscito a coniugare al meglio testo, melodia, arrangiamenti ed armonia, rendendo la forma canzone un’espressione artistica più compiuta e definita, questo il motivo principale per omaggiarlo a cinquant’anni dalla sua morte.
L’approccio è stato molto simile a quello adottato per i nostri brani, siamo partiti dalla melodia originale e, senza stravolgerla, abbiamo curato gli arrangiamenti e le armonie col nostro suono e gusto musicale.
Il disco è stato presentato dal vivo la sera di venerdì 24 novembre alla Salumeria della Musica di Milano e venerdì 8 dicembre all’Auditorium Santa Chiara di Foggia. Com’è andata? Qual è stata la risposta del pubblico?
Le due serate sono andate molto bene. Entrambe le date sold out e, considerando la diversità dei luoghi, stesso entusiasmo del pubblico sia per le canzoni del nuovo album che per i “vecchi” brani di nostra composizione, bello veder cantare la gente insieme a noi.
L’album è composto da quattordici brani scelti dal repertorio del cantautore piemontese che ha segnato la storia della musica italiana, più l’inedito “Compagno di viaggio”, il cui testo è tratto da “Poesie e filastrocche” (ed. Scripta) di Alba Avesini da cui avevate già tratto ispirazione nel precedente “Parole in primo piano”. Ci raccontante più in dettaglio cosa rappresenta questo nuovo pezzo per voi e in che modo si diversifica dalle vostre precedenti canzoni?
“Compagno di viaggio”, title track dell’album, è il completamento di un percorso cominciato con “Parole in primo piano”. L’aver affrontato i testi di Alba Avesini ci han permesso di rendere i nostri arrangiamenti più “scarni” rispetto al passato. Questo brano in particolare sin dal titolo, rappresenta il nostro personale omaggio ad Alba, alle canzoni di Luigi Tenco e alla musica, nostra compagna di viaggio.
La vostra musica è abbastanza complessa e sicuramente non di ascolto immediato che va a toccare molti generi musicali, tra l’altro siete una band abbastanza numerosa proprio per il gran numero di musicisti che ne fanno parte (li citiamo): Paolo Marrone (voce), Mimmo Petruzzelli (sax), Lucio Pentrella (chitarra), Giuseppe Guerrieri (batteria), Giovanni Mastrangelo (basso), Luca Sanguinetti (tastiere), Piernicola Morese (percussioni), Antonello Del Sordo (tromba) e Michele Carrabba (sax) con partecipazioni aggiuntive di strumentisti come Angelo De Cosimo (viola) e Paola Magosso (arpa). Come si conciliano le eventuali diverse realtà e stili musicali di ognuno di voi? Qual’è il segreto o l’elemento che funge da collante per raggiungere un buon affiatamento nel creare musica e nell’esibirvi live?
Nella diversità ci si arricchisce. E’ un incrocio di esperienze e culture personali che sono confluite in un unico progetto. Il nostro è certamente un percorso musicale legato alla volontà di affrontare la forma canzone in tutti i suoi aspetti e generi, questo ci ha permesso di realizzare fino ad oggi 4 album completamente diversi, ma con una forte identità di gruppo e di suono. Non c’è un segreto, ma se dovessimo individuare un elemento, questo certamente sarebbe il tempo. Il primo album è uscito dopo 5 anni di prove e live, non bisogna aver fretta, se c’è un idea consapevole, bisogna svilupparla e portarla avanti con pazienza.
Il nuovo disco è stato registrato, mixato e masterizzato tra Foggia e Milano. Quali sono state le difficoltà maggiori (se ne avete avute) nella produzione del vostro nuovo album?
La copertina inoltre è un bellissimo disegno che ritrae il viso di Luigi Tenco. Volete fare qualche ringraziamento speciale a coloro che vi hanno aiutato nella realizzazione del vostro nuovo progetto?
La distanza non è un vincolo. La difficoltà maggiore in questa produzione, ma più in generale nella realizzazione di un qualsiasi album, è sempre l’ottenimento di un risultato complessivo che soddisfi pienamente gusti e aspettative.
Sapere che quello che stai per realizzare rimarrà “per sempre” ti obbliga a prendere delle scelte ben precise, altrimenti per un musicista una canzone non finirebbe mai, figuriamoci un intero album.
La copertina è un “regalo” del pittore Carlo Montana. Gli abbiamo chiesto su commissione la realizzazione di un quadro con il volto di Luigi Tenco che “raccontasse” l’amore col quale abbiamo affrontato le sue canzoni, il risultato è emozionante.
Le persone che hanno collaborato a questo album e tutti coloro che ci supportano da anni sanno benissimo la nostra gratitudine, è una condivisione “totale”, più che ringraziare c’è da gioire per la loro esistenza.
Siete attivi dal 2003 e a partire dal 2008 avete realizzato (li ricordiamo in ordine) il vostro primo cd omonimo “Favonio”, nel 2012 “Brutto di faccia brutto di cuore”, nel 2015 “Parole in primo piano” ed ora nel 2017 “Compagno di Viaggio”. Da allora ad oggi come pensate sia cambiato e maturato il vostro modo di scrivere, comporre e anche riarrangiare i pezzi? Oltre il grande Luigi Tenco chi sono i vostri maggiori artisti ai quali vi ispirate o che comunque hanno contribuito alla vostra maturità artistica?
Il tempo bisogna saperlo “gestire” al meglio. Non è scritto da nessuna parte che il suo scorrere possa far cambiare o maturare in meglio, spesso è il contrario. Per non cadere in questa trappola dopo i primi due album, ci siamo confrontati con altri testi proprio per evitare ripetizioni che potessero stancare prima di tutto la nostra creatività. Abbiamo tanti brani scritti e non ancora arrangiati, certamente l’aver affrontato i testi di Alba Avesini prima e i brani di Luigi Tenco ora, permetterà nel prossimo futuro un approccio completamente diverso alla nostra musica.
Per quanto riguarda l’ispirazione di altri artisti, potremmo dire che nessuno ha influito direttamente, inconsciamente tutti quelli che ognuno di noi ha “assorbito” nella propria vita. Se proprio dovessimo citarne alcuni, i Beatles e Paolo Conte ma, come afferma quest’ultimo, “è tutto un complesso di cose”.
Nell’album “Parole in primo piano” cantate le poesie tratte dal libro di Alba Avesini, “Poesie e filastrocche” (ed. Scripta), con la partecipazione di tantissimi artisti del calibro di Alice, Rossana Casale, Patrizia Laquidara, Petra Magoni, Margot, Giovanna Marini, Momo, Erica Mou e Paola Turci, ognuno dei quali interpretano con voi un brano del disco. Che ricordo avete di quella esperienza? Sicuramente una grandissima soddisfazione …
Quando decidemmo di affiancare una voce femminile ad ogni singolo brano, cercammo di capire quale artista potesse valorizzarlo in base al testo e l’arrangiamento. Ognuna, con la propria sensibilità, ha donato un valore aggiunto che porteremo sempre nel cuore.
E’ vostra regola che in ogni album di vostre canzoni inedite inserite sempre delle cover, come per esempio in “Favonio” ricordiamo Tento Tanto di Piero Ciampi e in “Brutto di faccia brutto di cuore” A Me Mi Piace Vivere Alla Grande di Franco Fanigliulo. C’è una canzone in particolare che vi piacerebbe riarrangiare e riproporre nello vostro stile “FAVONIO” e che ancora non avete avuto l’opportunità di poter fare?
E’ certamente un vezzo, anche in “Parole in primo piano” abbiamo tradotto in italiano “La chanson des vieux amants” di Jaques Brel, in quest’ultimo abbiamo fatto il contrario inserendo un inedito.
Un canzone che sicuramente entrerà prima o poi in un nostro album è “Quello che canta onliù” di Enzo Jannacci. La proponiamo da molti anni dal vivo ed è in pieno stile Favonio.
Riproponete il cantautorato vecchio stile, vecchia scuola, ovviamente con la vostra gran varietà di suoni e capacità di passare dal jazz al folk, dalla canzone d’autore al rock, dal tango ai suoni della tradizione. Tradizione a cui siete evidentemente molto legati … un modo per riproporre la nostra storia e patrimonio musicale alle nuove generazioni? Vi sentite di dire qualcosa o dare semplicemente un consiglio ai giovani emergenti che vorrebbero fare il vostro mestiere e perché no avvicinarsi alla musica d’autore?
La cultura di ogni paese ha delle peculiarità. La nostra nazione ha una tradizione musicale tra le più importanti al mondo, legata all’opera (citiamo quantomeno Umberto Giordano, nostro illustre concittadino), alle grandi melodie, al bel canto e successivamente alla scrittura autorale che ha definitivamente “sdoganato” il valore della nostra canzone popolare. Noi siamo affascinati da questa tradizione ed inevitabilmente influenzati. Per questo riteniamo che questo bellissimo mestiere debba essere affrontato con grande consapevolezza di quel che si sta facendo. Più che un consiglio ai più giovani, ci auguriamo che cambi qualcosa nell’insegnamento a scuola, la musica è maltrattata nel vero senso della parola, non se ne può più. Le nuove generazioni devono avere il diritto di poter conoscere tutta la cultura italiana, e, dalla musica, non si può e non si deve prescindere.
Concludiamo con una piccola nota dolente ma anche un appello al quale vogliamo aggrapparci, nella speranza di poter contribuire in qualche modo e sostenere la realtà musicale italiana purtroppo già in crisi da tempo.
“La Salumeria della Musica” club storico di Milano ha annunciato la sua chiusura dichiarando “Il pubblico non cerca più la qualità”. Cosa vi sentite di dire a riguardo? E’ davvero così? In che modo si potrebbe dare maggiore spazio alla musica d’autore e al cantautorato affinché non venga sminuita con il solito termine musica di “nicchia”?
Dovremmo ripartire dalla risposta data precedentemente. Il pubblico è formato da persone, se negli ultimi trent’anni il degrado sociale e culturale è stato costante, cosa dovremmo o potremmo pretendere?
Non è un problema di ricerca della qualità, anche perché chi potrebbe o chi dovrebbe certificarla?
E’ sempre una questione culturale, l’istruzione è tutto, altrimenti non resta che affidarci, come già accade, alla buona volontà di ognuno di noi.
La musica, l’arte in generale non è di nicchia, è accessibile a tutti, basterebbe avere i mezzi per poterla recepire.
Certo, per fortuna viviamo in un paese dove sono ancora tante le persone che seguono quel che accade nei vari movimenti artistici, ma non possiamo far finta di nulla, non possiamo “accontentarci” di quelli che possono o hanno capacità proprie.
Bisogna invertire la rotta, da una parte, chi fa il nostro mestiere, deve smetterla di lamentarsi e portare avanti la propria passione anche nelle difficoltà; da parte delle istituzioni, se non dovessero comprendere che l’arte è l’unica arma di salvezza per l’umanità l’estinzione sarà la naturale conseguenza, l’imbarbarimento è già presente.
Non c’è posto per la speranza bisogna agire, ognuno con i propri mezzi.
Volete aggiungere altro o dirci qualcosa che fin’ora non avete avuto l’opportunità di poter raccontare?
Vogliamo solamente confermare che fare musica è il mestiere più bello del mondo.