“Sono un brava persona” è il terzo lavoro discografico del cantautore Gerardo Pozzi, in uscita il 9 aprile per Isola Tobia Label. “Un’idea di galera” è il singolo che anticipa l’album. Il video del brano, in anteprima su Jam Session 2.0, porta la firma di Emanuele Torre.
Ciao Gerardo, benvenuto e grazie per questa intervista.
Grazie a voi per avermi invitato!!!
Parliamo del tuo nuovo singolo “Un’idea di galera” che anticipa il tuo terzo album. Raccontaci qualcosa di più. Cosa vuole rappresentare e cosa dobbiamo aspettarci dal tuo nuovo lavoro discografico?
“Un’idea di galera” si sofferma sul riflettere un poco delle condizioni umane, a volte dicotomiche: chi vive la sua vita per lo più anonima immersa nei dubbi, chi alla luce del sole (della ribalta), disposto a qualsiasi cosa per i classici quindici minuti di (rinnovata?) notorietà…
Chi pensa con la propria testa (o quanto meno cerca di farlo) non ha, diciamo così, proprio vita facile. Soprattutto in se stesso.
L’album, che si intitola “Sono una brava persona”, è composto da 15 pezzi. Sia per il singolo che per l’album hai scelto titoli inusuali e le tematiche che affronti sono spesso in contraddizione fra di loro, come se ci fosse un conflitto interiore continuo… da dove nasce l’esigenza di dover esprimere tutto ciò?
Nasce esattamente da quel che dici molto bene tu: da questo conflitto interiore continuo.
Ce l’ho credo da sempre, almeno fin dove ricordo.
Già da bambino…
Lo coprivo (ed a volte lo faccio tutt’oggi, nella vita quotidiana ed in molte delle mie canzoni) con l’ironia, anche discretamente grezza magari (spero mai offensiva).. Ma fondamentalmente credo sia un sistema per non far vedere agli altri (e forse a me stesso) un certo tipo di profondità, che solo a dirlo mi imbarazza…
Anche il video del singolo, che ricordiamo porta la firma di Emanuele Torre, colpisce molto per la sua scenografia. Come è stato girarlo? Vuoi cogliere l’occasione per ringraziare qualcuno in particolare?
Girare questo video è stata un’esperienza fantastica, in tutti i sensi!!!
Innanzitutto sono ringiovanito, in quei giorni, perché circondato da giovani pieni di vita ed entusiasmo..! Il merito del plot va a Leonardo Mercadante (nipote di Carlo Mercadante, bravissimo cantautore e fondatore dell’Etichetta Isola Tobia), che oltre ad avere scritto la sceneggiatura, ha pensato agli attori ed alle location (che sono state offerte da persone meravigliose). Emanuele Torre è un genio, e mi ha messo subito a mio agio (e non è cosa facile, visto che devo essere caduto in un barile di ansia da piccolo, come Obelix per la pozione magica..)..! Devo ringraziare anche gli attori della compagnia degli Esoscheletri di Messina, bellissimi!…
Parliamo un po’ più di te.
Sei nato a Bergamo il 23 giugno 1972, cresciuto in provincia di Milano, hai studiato fisioterapia a Lecco e successivamente ti sei trasferito a Vittorio Veneto (TV) nel 2002.
So che scrivi canzoni da sempre ma solo verso i quarant’anni hai deciso di pubblicarle.
Cosa è scattato? Ci racconti meglio? Necessità di volersi in qualche modo raccontare?
La voglia (ma soprattutto il bisogno) di raccontarmi raccontando l’ho sempre avuta.
Ma insieme ad essa ho sempre avuto (ce l’ho tutt’ora, credimi..) la sensazione di scrivere delle emerite……va beh, diciamo delle cose di basso livello, ecco.
L’unica volta che da giovane avevo tentato di registrare qualcosa è stato solo grazie ad un amico fonico, di cui mi fidavo molto. Avevo bevuto tanta di quella grappa da riuscire giusto giusto a star seduto sullo sgabello del pianoforte, ed ad abbassare un minimo la sensazione di vergogna mista a timidezza che provavo.. Una volta registrato il “Dat” (si chiamava così…!) in presa diretta, un altro carissimo amico mi ha convinto a portarlo a Giorgio Conte. Così, prima sono andato a Milano a cercare la rubrica telefonica di Asti (ce l’avevano solo nelle grandi città..); poi, trovato l’indirizzo, sono andato nel suo studio legale (senza avvisare). Tremavo come una foglia, perché era il mio mito, come il fratello Paolo.
(Scusa, sto divagando, tu taglia pure quel che vuoi!)..
Insomma, mi riceve la segretaria, io volevo solo lasciare la cassetta, ma lei mi dice di aspettare che tra poco avrebbe finito col cliente e mi avrebbe ricevuto di persona..
Le dico che sono di corsa (non era vero, mi ero preso una giornata di permesso), e scappo, letteralmente!
Due giorni dopo ricevo una telefonata a casa: era Giorgio Conte, che si complimentava…
Nonostante questo onore, allora credevo fermamente l’avesse fatto per compassione..!
Ci son voluti vent’anni per riuscire (grazie ad un lavoro su me stesso di sostegno psicologico) ad iniziare a capire che forse qualcosa, artisticamente, avrei potuto dirla anch’io…
E grazie al sostegno di amici cantautori trevigiani, eccomi qui..!
Le tue precedenti pubblicazioni, le citiamo, “Sconosciuti e imperfetti” e “Tigrecontrotigre”, hanno ricevuto sproni e critiche positive da Paolo Conte, Giorgio Conte e da artisti e critici musicali che stimi molto (tra cui le riviste “Bielle” e “L’Isola che non c’era”). Come è andata, ci racconti qualche aneddoto in particolare?
Con Giorgio Conte siamo rimasti amici da quell’unica volta che ho registrato qualcosina di mio (avevo sì e no venticinque anni), e da allora ci siamo rivisti più volte, sino ad arrivare a suonare insieme (ho suonato la batteria per lui, in alcune occasioni dal vivo, ed è una cosa che porterò sempre nel cuore: ho imparato tantissimo, da lui!!)…
E’ un’anima dal cuore d’oro, e gli devo proprio tanto.
Con Paolo Conte è stata una cosa diversa: una donna di Brescia mi ha scritto anni fa da youtube, scoprendomi per caso. Era una persona piuttosto “misteriosa”; mi aveva detto che amava la musica, che in gioventù era stata una modella e che aveva conosciuto molte personalità artistiche.
Ha insistito perché io mandassi i cd a Paolo Conte, dandomi il nome del paese dove abita attualmente..
Dopo alcune insistenze l’ho ascoltata, e così, gli ho spedito “Sconosciuti e imperfetti”, il primo.
Lui è stato così gentile da rispondermi, scrivendomi cosa ne pensava.
E così ho osato anche per il secondo (“Tigrecontrotigre”)
Su quest’ultimo ero in dubbio, perché mi sembra sempre di essere invadente.. Però ormai per me è diventata come una sorta di “benedizione”, di buon auspicio. E così gli ho spedito anche questo ultimo album, e proprio pochi giorni fa mi è arrivata la sua risposta!
Inutile dire che tengo gli sms di Giorgio Conte e le lettere di Paolo Conte come reliquie santissime!!!
Nel settembre 2014 hai vinto anche il Premio Fabrizio de André (dove conosci l’amica Chiara Dello Iacovo, cantautrice). Nell’estate del 2015 apri, a Treviso, il concerto di Roberto Vecchioni e ad agosto del 2016 vinci il Premio Botteghe d’Autore come miglior testo. In quell’anno sei tra i trenta cantautori selezionati (su oltre ottomila) alle fasi finali del Tour Music Fest. Sicuramente bellissime soddisfazioni e crescita artistica. Dagli esordi ad oggi come pensi sia cambiato il tuo modo di scrivere e comporre? Chi sono i maggior artisti che hanno influenzato la tua musica?
Non ho idea di come sia cambiato, però che sia cambiato me lo dicono gli amici e chi ascolta le mie canzoni.
Scrivendo di me, credo che evolvendo (spero, almeno, di evolvere!) come persona, evolve anche la tua musica ed il tuo modo di scrivere…
Arrivando da una famiglia numerosa (sono l’ultimo di quattro figli), avevo accesso all’unico giradischi coi vinili che arrivavano dai miei fratelli, per cui da bambino mi sono ascoltato di tutto: da “Frankenstein Battiato” con “Paranoia”, a Battisti, dalle canzoni dello zecchino d’oro ai Procol Harum, dagli Inti-Illimani a Frank Sinatra… Tutto quello che passava il convento.
Poi a dieci anni sono rimasto folgorato da Benigni che cantava “Via con me” a Sanremo.
Da adolescente (malato qual ero) mi sono letteralmente innamorato di Luigi Tenco e Paolo Conte (che, guarda caso, sono l’uno l’anagramma dell’altro), contemporaneamente a De André (che mi ha acculturato su Brassens e Cohen, quest’ultimo da me adorato); poi a diciotto anni l’illuminazione con Piero Ciampi (che mi ha insegnato a liberarmi nella poesia) e la scoperta di Giorgio Conte.
Ma ho ascoltato (e suonato, con la batteria, a vent’anni) anche i Doors ed i Led zeppelin, così come amo smisuratamente i Sigùr Ròs.
Attualmente lavori anche con Kiara Ensemble , un’orchestra d’archi trevigiana, in una serie di concerti sulla storia del cantautorato, italiano e francese e collabori con diversi artisti Veneti (tra cui Erica Boschiero, Marco Iacampo, Massimiliano Cranchi, Ricky Bizzarro e molti altri amici). C’è qualche artista in particolare con il quale ti piacerebbe confrontarti e che fin ora non si è presentata l’occasione?
Tutti quelli che devo ancora scoprire!!!
Nelle mie (eterne) notti insonni, spesso digito su youtube lettere a caso, e vedo cosa mi compare: se un titolo od una copertina mi attraggono, li ascolto.
Ho scoperto e scopro dei talenti veri, incredibili..!
E poi io sono “nuovo”, nella musica, ma ho già quasi quarantasei anni, son già “datato”…!!
Ci sono dei giovani, anche nel trevigiano e bellunese, che sono eccezionali!!
Vuoi aggiungere qualcosa e lasciare un messaggio anche per coloro che ti seguono dal vivo?
Voglio ringraziarvi, ringraziarvi tutti!
Per quello che mi scrivete in privato, per aver potuto conoscervi.
Per avere delle età così distanti, dai giovanissimi a persone di ottant’anni, e trovare passione per uno come me..! Questa è la magia dell’Arte: annulla il tempo e lo spazio!!
L’Arte rende possibile l’incontro tra anime che si somigliano, e forse si cercano da chissà quanto.
Grazie perciò a voi che ascoltate quel che scrivo, e che ancora lo fate!!
Grazie per la tua disponibilità.
Grazie a voi, davvero!!!