Gerardo Tango ci presenta il suo nuovo album IL VENTO E’ FORTE QUI… SI VOLA MEGLIO, secondo lavoro discografico del cantautore pugliese per l’etichetta Isola Tobia label.

Ciao, piacere di conoscerti e grazie per questa intervista.

Parliamo del tuo nuovo disco.  Il 12 gennaio 2018 è uscito il tuo secondo album IL VENTO E’ FORTE QUI… SI VOLA MEGLIO per l’etichetta Isola Tobia label. Il titolo è un po’ insolito e non passa di certo inosservato, ci racconti in dettaglio?

Ciao, grazie a te per essere qui.

Avevo voglia di un titolo lungo che si contrapponesse a quello del primo album, che si intitolava “Una donna”, e mi è venuta questa metafora del volo, pensando a un verso della canzone “Grano”, una delle prime che ho scritto per il secondo album.

L’album  è composto da 10 canzoni ed è stato anticipato appunto dal singolo Grano, canzone “sorridente”, un vero e proprio inno all’ottimismo, accompagnato da un videoclip che porta la firma di Alfredo Melidoro.

Dove è stato registrato e cosa rappresenta per te questa canzone?

L’album è stato registrato a Bari, ai Sorriso Studios, il nome è tutto un programma.  Questa canzone è una di quelle più rappresentative del mio percorso musicale, è una canzone d’amore; l’idea di Alfredo Melidoro, il regista del videoclip, è stata quella di amplificare il suo significato e trasformarla, attraverso le immagini, in una canto d’”amore universale”; quindi quando dico “ed io sarò grano e tu sarai la mano che mi seminerà” non mi rivolgo solo all’amata ma anche all’umanità intera (amata anch’essa). Il video è un piccolo viaggio in bicicletta, fatto soprattutto di incontri, tra la Murgia Andriese, i vicoli di Barletta ed il suo mare.

Il questo album il tuo sound spazia dall’elettronica,  al prog, al folk e psichedelia. Un album molto eterogeneo, ma dal sapore rock,  che spazia tra tematiche di ambientazioni intime e canzoni di protesta, racconti sussurrati e invettive rabbiose e distorte.

Senza entrare troppo nel dettaglio per ognuna di esse e togliere il gusto e la sorpresa a chi ascolta, c’è una canzone in particolare alla quale sei maggiormente legato?  Quale è il filo conduttore, se esiste, per ogni canzone parte del tuo progetto?

Beh, diciamo che, come cantava Pino Daniele “ogne scarrafone è bell’ a mamma soja”,  sono legato a tutte, tutte rappresentano stati d’animo e sfaccettature del mio universo musicale. Questo disco è proprio un pezzo di vita con i suoi ottimismi, le sue tristezze, la rabbia, i momenti sereni e quelli difficili. E’ questo l’unico filo conduttore.

ll tuo nuovo disco è stato registrato ai Sorriso Studios di Bari da Tommy Cavalieri  con il coinvolgimento di tanti altri musicisti ed ospiti. Vuoi fare qualche ringranziamento speciale a chi ti ha accompagnato in questo nuovo percorso?

Ti sono grato per questa domanda così ho l’occasione per ringraziare chi ha collaborato alla realizzazione di questo disco. Perché se questo album suona come quello di una grande band è grazie a loro: al mago dei suoni Tommy Cavalieri, ai miei musicisti Stefano Montrone alla Batteria e Percussioni, Giulia Nanni al Basso, Leo Episcopo al Piano e alle Tastiere e agli ospiti: Paola D’Aluisio al Flauto Traverso e alla Tromba, Michele Deluisi ai Violini e al Bouzouki e Cristina Dilecce al Sinth.

Parliamo un po’ più di te. Hai fatto parte del Gruppo dei Mufla, band attiva nel nord-barese fino dal 2000. Dal 2013 hai deciso di intraprendere la carriera solista. Cosa ti ha spinto a prendere questa decisione? Da allora ad oggi come pensi sia cambiato il tuo modo di scrivere e comporre? Chi sono i maggiori artisti che hanno influenzato il tuo sound?

Sì, i Mufla erano essenzialmente un duo: io e Matteo Mazzarella, altro grande songrwriter. Dopo lo scioglimento però, sentivo l’esigenza di scrivere e raccontarmi ancora ed ho deciso di proseguire da solo. Avevo un po’ di canzoni che sono confluite nel mio primo disco “Una donna”, poi ne ho scritte altre e continuo a scrivere, è la mia vita. Da allora è cambiato molto, perché quando si scrive da soli ci si lascia andare di più. Il mio sound è influenzato dagli ascolti più disparati in quanto, come diceva il grande Duke Ellington, “ci sono solo due tipi di musica, quella buona e quella cattiva”.  Questo per dire che ascolto veramente di tutto, credo che ogni genere sia adatto a scrivere una buona canzone e metto questo al servizio di essa, al servizio delle emozioni.

Nel corso degli anni hai vinto e collezionato anche tanti premi, ne citiamo alcuni: giugno 2015 premio “Duel cantautori a confronto” a Torino, vinto insieme a Carlo Valente, premio che ti ha permesso di suonare il 5 luglio al “Premio Bindi” a Santa Margherita Ligure e il 4 ottobre al Teatro Masini di Faenza per il MEI. Sempre nel 2015 hai vinto il contest “E cantava le canzoni” a Valenzano (Bari). Che ricordi hai di quel periodo e come è stato rapportarsi con giurati e pubblico?

Questi premi sono un toccasana per noi “emergenti” e poi sono l’occasione per incontrare colleghi e confrontarsi. Ho conosciuto talenti come Federico Sirianni, Tiberio Ferracane, Carlo Valente; il grande Fausto Mesolella e Piji al Bindi, Zibba a Botteghe D’autore dell’anno scorso ed “il mio” Eugenio Finardi a Sottoponi del settembre 2017, sono stati per me uno stimolo molto importante. Rapportarsi con giuria e pubblico non fa molta differenza: si va li per farsi conoscere e far conoscere il proprio lavoro, non si va per la gara. Arte e competizione, è vero, non vanno molto d’accordo, ma affrontati con lo spirito giusto sono premi che consiglio di fare a tutti i miei colleghi.

Il 1° marzo 2016 è uscito il tuo primo album autoprodotto, “Una donna”  con il quale hai ottenuto una doppia nomination alle Targhe Tenco: come miglior album d’esordio e come miglior canzone con il brano “La borsa di Piero” (dedicato a Piero Ciampi). Il 1° ottobre hai suonato a Cosenza per il “Tenco Ascolta” e sei  stato finalista a luglio 2017 al Premio Ugo Calise ad Oratino (Cb), vincendo il Premio Botteghe d’autore 2017 nella sezione “Miglior testo” con “La Borsa di Piero”.

Insomma sicuramente grandi soddisfazioni e grandi opportunità per poter costruire la propria carriera artistica.

C’è qualche artista in particolare con il quale ti piacerebbe confrontarti e che fin ora non si è presentata l’occasione di poterlo fare?

Si, ho ottenuto tanto e spero di fare ancora tanto. Mi piacerebbe proprio collaborare coi due musicisti italiani forse più apprezzati del momento: Agnelli e Brunori. Sarebbe una bella sfida!

Quale consiglio ti senti di dare ai giovani emergenti che vorrebbero avvicinarsi alla musica d’autore?

Di fare i vari premi sparsi per l’Italia. Di macinare chilometri per farsi conoscere. Di fare sacrifici se si crede nella propria arte.

Progetti per il futuro? Vuoi regalarci qualche anticipazione?

Sto scrivendo le mie nuove canzoni e sono felice e concentrato sulle mie nuove creature.