Giua presenta il suo nuovo album “Piovesse Sempre Così” in collaborazione Paolo Silvestri: “È un lavoro davvero corale, per questo lo sento così mio!”

Ciao Giua,

sei un’artista poliedrica, molte influenze e contaminazioni artistiche, ho ascoltato il tuo ultimo lavoro con l’attrice Carla Signoris, com’è nata l’idea di Feng Shui e la collaborazione con Carla?

L’idea di questa canzone nasce dall’osservazione di tante cose, nasce da rapporti diretti, da mie esperienze, da cose che vedo e che leggo: mi sembra che ci stiamo perdendo, confondendo, che ci sia una rincorsa sterile di mode e cliché che servono per mettere a tacere un vuoto di senso, un’angoscia dilagante. E’ una canzone che estremizza aspetti e nevrosi, forse più riferibili alle donne, ma “nessuno si senta escluso”! E’ una canzone sarcastica, teatrale, per cui quando ho pensato a chi avrebbe potuto cantarla con me – perché sentivo che c’era bisogno di un’altra voce – ho subito pensato a Carla: la conosco dai tempi dei Broncoviz, ed oltre ad essere una bravissima attrice è una bravissima cantante, e ha la giusta follia, la giusta ironia. Quando ha accetto ero felicissima: non potevo trovare compagna di viaggio migliore!

Il brano è estratto dal tuo nuovo album Piovesse Sempre Così, da dove nascono le tuo ispirazioni e come hai vissuto il lavoro di composizione?

E’ un disco che raccoglie tante riflessioni, un vissuto molto denso, letture, ascolti. Ho scritto tantissimo in questi anni e arrivare a scegliere queste dodici canzoni è stato un lavoro nel lavoro: mi ha aiutata Paolo Silvestri, che ha diretto gli arrangiamenti del disco. E poi mi sono servita di tanti amici collaboratori, sia per puntualizzare testi e musiche, sia per trovare la veste sonora giusta. E’ un lavoro davvero corale, per questo lo sento così mio!

Nella tua esperienza vi è anche la composizione di musiche per audiolibri per bambini, che relazione hai con i bambini? E come cambia per te l’approccio alla scrittura musicale rivolgendoti ad un pubblico giovane?

Ho un bellissimo rapporto coi bambini, soprattutto da quando ho avuto la fortuna di diventare la mamma di mio figlio: scrivere per loro, stare con loro, rivolgerti a loro ti obbliga a precisare il senso di quello che vuoi dire, a diventare “facile”, a giocare, a saper dire le cose in modo interessante. I bambini si divertono con te se tu sei il primo a divertirti!

Esponi anche opere d’arte visiva, parlaci della tua creatività.

Dipingere per me è un altro modo di suonare, o forse dovrei dire di pensare. Espongo quadri e sculture da molti anni ormai, collaboro con l’Archivio d’arte contemporanea Ellequadrodocumenti di Genova. Ho incontrato Tiziana Leopizzi per caso, anni fa, mentre cercavo casa. Dal rapporto con lei, che dirige l’Archivio e ha dato vita ai format Artour-o e Misa a cui partecipo sempre, è nata l’occasione per me di trasformare quella che era una passione un po’ nascosta e di cui non mi autorizzavo appieno in qualcosa di vivo, vicinissimo alla musica. Per lo più mi occupo di arte astratta, di materia, in cui il gesto, il ritmo, i colori netti sono la guida: diciamo che mi lascio fare da loro, che detta così suona strano, ma è quello che mi accade.