Esiste un gemere musicale senza tempo, in Italia ci sono band che restano ancora autentiche e le cui canzoni sono senza tempo, ma sempre attuali? Siamo certi che molti di voi risponderanno con questo nome: Avion Travel. E in esclusiva per Jam Session 2.0 ecco la chiacchierata che abbiamo fatto con Peppe D’Argenzio, membro della band.

Avion Travel, una delle band simbolo della musica indipendente e d’autore italiana, tra le più longeve e produttive e, non meno importante, amatissima. Come vi presentereste oggi?

“Una band indipendente che ha perseguito una propria idea di fare musica senza lasciarsi condizionare dalle mode e dalle tendenze. Abbiamo sempre coltivato un’idea di autenticità ed originalità che non ci costringesse alla necessità di inseguire il mercato.

Inoltre abbiamo sempre privilegiato l’urgenza di crescere e fare esperienze che ci aiutassero a rinnovarci e a volte anche a rimetterci in discussione. Una piccola utopia di riuscire a fare una musica senza scadenza”.

Qual è il segreto per continuare a fare musica senza perdere verve, a restare gli stessi ma al passo coi tempi e a stupire ancora il vostro pubblico?

“Innanzitutto divertirci e avere piacere di riscoprirci suonando e creando insieme. Oggi per noi gli Avion Travel sono un momento condiviso da preservare e da nutrire con le diverse esperienze che ognuno di noi fa individualmente. In questo modo non abbiamo la necessità di esserci sempre e comunque.

Spesso i nostri concerti nascono dal desiderio di ritrovarci e fare la nostra musica per il nostro pubblico. E ben vengano anche nuovi ascoltatori che ci scoprano oggi”.

Nei vostri anni di attività e di musica d’autore, di classe, con attenzione tanto ai testi quanto alla musica ed al messaggio, ne avete viste di mode passare. Quali sono stati i periodi, musicalmente parlando, che più vi hanno sorpreso, sia positivamente che non?

“Nati sull’onda del nuovo rock italiano degli anni ’80 abbiamo sentito la necessità di raccordarci con il patrimonio della canzone italiana e della canzone d’autore sognando un’idea di canzone perfetta… che però a noi viene spesso in maniera irregolare o poco convenzionale.

Cerchiamo sempre di mettere sullo stesso piano sia il racconto attraverso le parole sia quello tramite la musica. Quindi scrittura ed interpretazione sono sullo stesso piano. Ci piace ricercare soluzioni musicali interessanti che assecondino sempre il senso del racconto.

Abbiamo visto nascere e scomparire o trasformarsi tante tendenze. Ma in fondo siamo sempre stati attratti dalle personalità e dalle individualità che hanno indicato la strada. In questo momento direi che ci accomuna l’amore per Lucio Dalla, ma ci sono stati Modugno, Paolo Conte, Pino Daniele… solo per restare in Italia. Ma i nomi sono tantissimi, e non solo italiani!

Il bello di un gruppo è che deve fare i conti con gli amori comuni ma anche con quelli divergenti di ognuno di noi. Ed è un motivo di grande arricchimento quando si riesce a mettere in comune anche le differenze”.

E oggi cosa “rimproverate” alla musica italiana?

“Niente! La musica è sempre frutto del suo tempo. Ci si può sentire più o meno in sintonia ma è difficile prevedere le tracce che lascerà nel tempo. Negli ultimi anni molti codici si sono totalmente trasformati nel modo di scrivere e realizzare le canzoni. Questo può spiazzare chi ha cominciato a farlo negli anni precedenti. Ma bisogna restare curiosi e in attesa, prima o poi emergerà qualche personalità veramente forte e innovativa.

Forse la vera mancanza per noi è la perdita di un’idea di gavetta o di formazione che si fa con piccoli traguardi sul campo, suonando dal vivo. Ma forse è solo nostalgia dei nostri primi anni di attività.
 Noi ci abbiamo messo dieci anni per individuare una strada che fosse compatibile con le nostre attitudini e capacità”.

Avete oggi in rotazione il singolo ‘Il fiume’, diteci di più perché è ricco di significato…

Il fiume è una canzone che era nata prima della pandemia e rimasta in attesa… Paradossalmente si è rivelata una sorta di buon augurio per la ripresa… e ci auguriamo che lo sia anche per gli ascoltatori! Ha molte chiavi di lettura ma sostanzialmente parla del desiderio di conoscere e accettare l’altro”.

 

 

E che dire del vostro tour Opplà, raccontateci qualche aneddoto, qualche anteprima che ancora non avete svelato.

“Festeggiamo i nostri quaranta anni di piccoli e grandi traguardi, di concerti, di viaggi e di incontri. Ci è venuta voglia di preparare una scaletta con canzoni poco o (non più) suonate negli ultimi anni, tra cui alcune che spesso ci sono state richieste dai nostri ascoltatori.

Un paio di anni fa a Milano durante un concerto in un piccolo teatro una bambina venne sotto il palco e ci chiese Belle Caviglie! Non essere pronti a suonarla quella sera ci ha fatto riflettere sulla nostra memoria e ci ha spinto a riascoltare il nostro repertorio con il desiderio di risuonare queste canzoni traducendole con il nostro suono attuale. Noi siamo cambiati con il tempo e anche la formazione del gruppo è cambiata a partire dalla dolorosa mancanza di Fausto.

La nostra domanda è capire come il nostro repertorio può rispondere a questi cambiamenti. Oggi gli Avion sul palco sono in cinque con l’inserimento prezioso di Duilio Galioto, tastierista poliedrico che suona anche chitarre e altri strumenti. Mario Tronco, pur non essendo con noi sul palco, rimane in famiglia continuando a dare il suo contributo come compositore, arrangiatore e produttore. Il fiume è il suo ultimo regalo.

Inoltre a luglio si verificherà la piacevole coincidenza che la Sugar ripubblicherà in edizione limitata Opplà, il lavoro discografico forse più rappresentativo della nostra storia. Ma nel concerto ci saranno canzoni tratte dai cd più significativi degli anni ’90.

Progetti futuri?

“I progetti futuri sono collegati al desiderio di ripartire con nuove canzoni frutto proprio di questa ricognizione e quindi del desiderio di continuare a scrivere, suonare, arrangiare e interpretare nuove canzoni!

Avete anche vinto Sanremo nel 2000. Cos’è cambiato di questa manifestazione nazionale da quell’anno? Cosa in meglio e cosa in peggio secondo voi.

Negli ultimi anni il Festival racconta meglio la scena musicale reale.Per noi fu una scelta non facile quella di partecipare e probabilmente la nostra presenza ha avuto una piccola importanza verso questa apertura. Per noi fu una sorpresa incredibile vincerlo. Sicuramente questo ci ha permesso di allargare il nostro pubblico e la possibilità di fare tanti concerti in posti dove mai ci avrebbero chiamato. Conquistare il gradimento di un pubblico nuovo è stato per noi un impegno e una sfida della stessa importanza del Festival stesso”.

Argomento a piacere.

“Si faccia una domanda e si dia una risposta? 
E’ difficile parlare della propria musica! Meglio farla ascoltare. Vorremmo incontrare tanta gente ai nostri concerti nei prossimi mesi. E intanto vi aspettiamo nelle prossime date del tour: il 28 giugno a Villa Arconati per il Festival La musica dei cieli, il 17 luglio a Settimo Torinese e il 28 agosto a Roma alla Casa del Jazz!”