La concept band che ripropone la magia dell’indimenticabile repertorio dei Dire Straits, dopo otto concerti in USA a Settembre, torna live in Italia a novembre con una serie di date nei teatri delle principali città.
Scambiamo due chiacchiere con i componenti della band.
Ciao e benvenuti.
Dopo il successo dei recenti concerti in Sudamerica, Svizzera, Francia e Lussemburgo, il nuovo DSL World Tour 2018 è partito da Los Angeles il 26 settembre di quest’anno, girando molte città di diversi stati come la California, il Missouri, la Florida, New York e molti altri per poi continuare in Europa (Helsinki e Bucarest) ed approdare finalmente qui in Italia, partito il 20 novembre da Milano , facendo tappa nei teatri di Padova, Brescia, Firenze, Palermo, Catania, Bari, Roma e Bologna.
Cosa vi aspettate dai vostri fan italiani?
L’Italia ci ha sempre accolti calorosamente. Molti fan in Italia seguono la musica dei Dire Straits da tantissimi anni. E poi, questo è un progetto nato in Italia quindi ci fa immensamente piacere esibirci qui.
Per il tour, oltre ai biglietti standard, sarà possibile acquistare anche speciali posti “vip legacy” che comprendono il meet & greet con la band, il cd e il pass celebrativo … sicuramente un bellissimo regalo assolutamente da non perdere!
Si, è un piccolo regalo che facciamo ai nostri fan. Dal palco li vediamo e li sentiamo, ma avere la possibilità di spendere qualche minuto con loro è davvero importante per noi
Ci raccontate come è nato il disco 3ChordTrick? Dove è stato registrato il vostro disco di ‘debutto’ (anche se il termine fa sorridere visto la vostra esperienza professionale di oltre 40 anni)? C’è qualcuno in particolare che volete ringraziare per la sua realizzazione?
L’album è nato dalla volontà di fare musica alla “vecchia maniera”. In più avevamo in formazione alcuni tra i migliori musicisti del mondo e brani inediti. C’era una sola cosa da fare: realizzare un album e consegnarlo al pubblico. È stato registrato tra Los Angeles e Roma, ai Forward Studios. È stato un lavoro in team, avevamo tutti delle idee, le abbiamo unite e fatte crescere insieme.
Dal 2010, anno in cui è nato il progetto DSL, ci sono stati vari cambi di formazione e ora la line-up è composta da: Alan Clark (tastiere, hammond e cori), Danny Cummings (percussioni e cori), Phil Palmer (chitarre), Trevor Horn (basso), Steve Ferrone (batteria), Marco Caviglia (voce e chitarra) e Primiano DiBiase (tastiere).
Siete tutti musicisti provenienti da realtà musicali già ben affermate. Che rapporto c’è tra di voi? Quali sono gli ingredienti per creare il feeling adatto per poter poi affrontare le numerose date live sempre con la giusta grinta e determinazione?
Siamo una bella squadra dove ognuno ha un ruolo preciso. Tutti musicisti con la M maiuscola, professionisti e professionali e suoniamo insieme già da un po’di tempo, alcuni da molti anni. Anche i nuovi ingressi si integrano bene, c’è la volontà di mettersi a disposizione del progetto. Per le date italiane si è unito alla band anche Jack Sonni, chitarrista che ha suonato in “Brothers in Arms”, disco e tour. Tra i componenti della band i rapporti sono ottimi, ci sono ex membri che suonano con noi per un periodo, poi magari hanno impegni con altre band e poi ritornano. Siamo come una grande famiglia allargata, c’è sempre un grande rispetto per i compagni e per il progetto.
Insomma, in definitiva, sul palco ci divertiamo tanto e il pubblico percepisce tutto questo.
Per chi porta nel cuore la musica dei Dire Straits a distanza di oltre 40 anni, e a nome dei vostri numerosi fan, è d’obbligo fare una domanda … I vari membri che hanno fatto parte dei Dire Straits, chi più chi meno, hanno poi intrapreso la carriera solista. Qualche possibilità di una reunion futura con altri componenti originali? Che rapporti ci sono? A distanza di tempo siete rimasti ancora in contatto?
A questa domanda ha già risposto Mark, i Dire Straits come li conoscevamo fino al 1995, non esistono più. Ogni tanto c’è occasione di parlarsi, ma parliamo di chitarre e altro…
E così, l’unico modo per ascoltare ancora quei brani live è partecipare ad un nostro concerto.
In base alle vostre molteplici esperienze e dovendo fare inevitabilmente un confronto tra la realtà musicale dell’epoca con quella attuale, cosa vi manca maggiormente di quel periodo e di cosa invece fareste volentieri a meno?
Sembrerebbe ci sia un disperato bisogno, anche tra le realtà musicali emergenti, di dover tornare un po’ allo stile ‘old school’…
Comunque ogni periodo ha della buona musica, delle cose meno buone e altre cose più scadenti. Così negli anni ’80, così come ci sono ora. I musicisti, i compositori hanno a disposizione sette note, è da lì che si inizia a creare. Per non ripetersi, per fare sempre qualcosa di nuovo e di qualità, bisogna conoscere bene la musica, ascoltarla, imparare sempre. Proprio per questo motivo siamo convinti che l’unico modo per diventare dei bravi musicisti sia studiare e, a nostro modo, supportiamo le scuole di musica più che i talent, perché è nella scuola di musica che si impara veramente.