È uscito lo scorso 3 febbraio Rebirth, l’album d’esordio del giovane contrabbassista Jacopo Ferrazza. Ecco come ci racconta il suo ingresso sempre più deciso nel panorama del jazz italiano.
- Un disco pensato quasi come un romanzo di formazione, con il racconto di un mutamento esistenziale attraverso diversi stati d’animo che portano alla “rinascita”. Come sei riuscito a fare tutto questo con la musica?
Sì, possiamo parlare di un mutamento esistenziale che si è rispecchiato nella musica di conseguenza. In questi anni ho pensato molto a come rendere questi passaggi di vita e queste transizioni emozionali in musica e ho scoperto che uno dei modi era quello di “mettere in scena” questo materiale come se si trattasse di teatro o di cinema. Essendo però un musicista ho cercato di inscenare queste sequenze con delle composizioni in stile programmatico rendendo teatrale la mia musica e il più narrative possibile le mie composizioni così da coinvolgere emotivamente l’ascoltatore. La ricerca si è basata su come rendere gli strumenti e i musicisti degli attori che cambiano i loro ruoli durante le composizioni e recitando la loro parte. Mi è piaciuta molto questa cosa ed ho continuato a concepire le composizioni e l’atto di scrittura come se mi trovassi in una cabina di regia.
- Il jazz è un genere che nasce tantissimi anni fa eppure è ancora oggi rivoluzionario. Come lo vive un ragazzo della tua età?
È difficile parlare di jazz perché si ha sempre un po’ paura ad etichettare qualcosa. La fortuna è che nonostante tutto il jazz è ancora vivo e in trasformazione, anche se col passare del tempo ha assorbito così tante influenze che è diventato spesso un genere diverso a seconda dei musicisti interpreti. Per quanto mi riguarda sono molto legato alla tradizione e penso debba essere conosciuta il più possibile da tutti, ma credo anche che si dovrebbe per rispetto della musica cercare una strada propria che esuli da i dettami classici del jazz e permetta di dire qualcosa di autentico e personale. Questo vale sia rispetto al jazz tradizionale che al jazz moderno e contemporaneo. Sono comunque dei contenitori nei quali è bene muoversi ma è ancora meglio uscirne sempre col rispetto e la consapevolezza di ciò che sono e che ci hanno insegnato.
- Quando è nata la scelta del contrabbasso, strumento che sta accompagnando la tua carriera?
La scelta è avvenuta in maniera piuttosto naturale visto che mio padre Angelo è un bassista. Da sempre ho trovato in casa degli strumenti musicali come il basso e il contrabbasso. Nonostante questo ho iniziato i miei studi col pianoforte classico che mi ha permesso nel corso degli anni e col diploma di aprire la mente e conoscere tanto repertorio che altrimenti non avrei mai saputo apprezzare. Il contrabbasso mi rappresenta quanto a voce e carattere ma non direi di sentirmi propriamente un contrabbassista, se dovessi rinascere probabilmente suonerei la tromba!
- La band al completo è composta da te, Stefano Carbonelli e Valerio Vantaggio. Com’è nata la collaborazione con questi musicisti?
Devo dire innanzitutto che mi ritengo veramente fortunato e onorato di avere Stefano e Valerio come amici e come compagni di viaggio. A volte tra me e me dico “cavolo ho avuto veramente fortuna!” . Valerio l’ho conosciuto a 14 anni in primo liceo e da li abbiamo iniziato a suonare insieme, siamo cresciuti insieme sotto ogni punto di vista, lo ritengo mio fratello oltre che un musicista mostruoso. Stefano l’ho conosciuto qualche anno più tardi e abbiamo iniziato a suonare (in tiro con Valerio) durante la master con Enrico Rava di Siena Jazz del 2014. Stefano è uno di quei musicisti che mi imbarazzano per la facilità nel dare vita a idee musicali e per l’apertura e la profondità mentale che dimostra. Sono due ragazzi eccezionali e dei musicisti che ti danno l’idea che ogni cosa è possibile con loro. Non avrei potuto realizzare niente senza loro due.
- Dopo l’uscita dell’album, cosa c’è all’orizzonte?
L’album è uscito da pochi giorni e stiamo promuovendo il più possibile il nostro lavoro. Abbiamo in programma diverse date tra cui Roma, Velletri, Siena e Firenze. Nel frattempo io sto riprendendo a scrivere altro materiale da utilizzare in futuro! Vedremo quando sarà il momento!