Ciao Jessica, benvenuta.
Parliamo del tuo nuovo disco. Da dove arriva il titolo e cosa rappresenta per te?
“Black and Gold” non è stato un disco facile da scrivere ed è il risultato di un percorso lungo e faticoso che mi ha portata capire molte cose su di me e sulla scelta di fare musica in generale. Ho imparato che per comunicare veramente bisogna essere totalmente sinceri, e sembra facile a dirsi ma a volte nascondersi dietro metafore o scorciatoie è la strada piu’ semplice. Ho attraversato momenti di sconforto in cui mi sentivo persa e non sapevo dove stessi andando. Per fortuna sono abbastanza testarda da non essermi fermata di fronte agli ostacoli, in realtà creati per lo piu’ da me stessa, e sono riuscita alla fine a vedere che il cammino da prendere era davanti ai miei occhi. Il titolo è arrivato alla fine, quando mettendo insieme i brani, riascoltando e cercando di individuare un filo conduttore, ho capito quanto l’ essenza di questo disco fossero proprio i contrasti, che si intersecano continuamente in una danza che non ha mai fine. Il buio e la luce non esistono l’uno senza l’altro.
L’album è composto da dieci tracce, le citiamo in ordine: I Don’t Care , Golden Head, Sunlight, Dorset, Among The Shadow, Prison of Mine, Starless, In Front of My Eyes, Take The Black e Golden Head Reprise.
Cosa raccontano i tuoi testi? Tra tutte ce n’è una in particolare alla quale sei legata?
Questi testi raccontano di me, di come amo, delle mie paure e delle mie speranze, di come combatto con me stessa e di cosa mi tiene a galla quando tutto sembra impossibile. Sono legata particolarmente a Golden Head. Per le parole ho preso vagamente ispirazione dal poeta Thomas Stearns Eliot, uno dei miei preferiti. Il testo parla del conflitto fra il volere una vita semplice e la ricerca continua di elevazione. Entrambe le scelte comportano dei sacrifici e il dramma purtroppo non si risolve mai».
Interamente scritto da te, l’album è stato prodotto insieme a Federico Albanese già tuo collaboratore di vecchia data.
A tal proposito citiamo il progetto La Blanche Alchimie, duo dream pop fondato nel 2007 con Federico appunto, musicista, produttore e compositore, che con soli due album avete conquistato i favori di critica e pubblico, esibendovi in un lungo tour che vi ha portati in Europa, Russia ed USA. Con il vostro sound delicato, melanconico e sognante, siete stati nominati nel 2012 ai German Critic Award nella categoria miglior album indipendente.
Ci racconti qualche dettaglio in più? Come è nata la vostra collaborazione? Cosa vi unisce musicalmente?
La nostra collaborazione è nata da una storia d’amore. Non avevamo minima intenzione di lavorare insieme ma è inevitabilmente successo e ci abbiamo preso sempre piu’ gusto. Siamo entrambi determinati e narcisi e questo crea un po’ una bomba ad orologeria, stimolante certo, ma anche molto difficile. Adesso che ognuno ha il suo progetto solita c’è molta meno tensione nel lavorare insieme e credo sia una collaborazione piu’ positiva.
Successivamente, dopo esserti trasferita a Berlino, inizi la tua carriera solista come J Moon con la pubblicazione nel 2014 del tuo disco di debutto “Melt”, prodotto sempre da Federico Albanese. Se dovessi fare un confronto tra il tuo precedente disco e quello attuale, come pensi sia cambiato e maturato il tuo modo di scrivere e comporre? C’è stata anche la scelta di non usare più il tuo nome d’arte ma di proporti con il tuo vero nome …
Melt è il disco legato al mio trasferimento a Berlino, scritto in un periodo di grande apertura verso il mondo. Black and gold è un disco molto piu’ intimo e personale, che parla soprattutto di me. Nel modo di scrivere credo di aver appunto abbandonato una serie di infrastrutture che mi davano un’apparente sicurezza. La scelta di usare finalmente il mio nome fa parte di questo percorso di consapevolezza.
Parliamo un po’ più di te. Sei milanese di nascita ma berlinese di adozione. Il tuo cognome non passa inosservato, tuo padre Ludovico Einaudi è un noto pianista e compositore italiano e a tal proposito cito la bellissima composizione ‘Una Mattina’ colonna sonora del film francese “Quasi Amici” … cosa si prova a nascere in un ambiente dove fin da piccoli si respira musica? Quale è stato il tuo primo approccio con l’arte e cosa ti ha spinto a perseguire questo percorso anche in base alle tue influenze musicali?
Sai, per me vivere circondata da musica e arte fin da bambina è stata la normalità, quindi non saprei proprio dire cosa si provi. Mentre giocavo con le bambole mio padre componeva musica e mia madre dipingeva. Nell’appartamento affianco vivevano mio nonno, l’architetto Giancarlo De Carlo e mia nonna Giuliana, una persona di straordinaria cultura che mi ha fatto scoprire la poesia. Questa è stata la mia infanzia e non potrei essere stata piu’ fortunata. Nessuno mi ha mai forzata in nessuna direzione ma la musica è sempre stato il mio vero sogno e non è stato ovvio prendere la decisione a 21 anni di provare a trasformarlo in un lavoro.. Al tempo andavo all’università e facevo vari lavoretti. Sotto sotto ero pero’ terribilmente frustrata e infelice perchè stavo rinnegando una parte di me che era troppo importante. Decidere di inseguire questo sogno è stata sicuramente la scelta piu’ determinante della mia vita.
Hai anche collaborato con il musicista americano Brian Pyle conosciuto come Ensamble Economique nel singolo “You by Candelight” e hai preso parte a numerose esibizioni d’arte e visual art a Berlino e Milano. Tra un viaggio e l’altro e varie collaborazioni, pensi che in futuro potremmo sentirti in un pezzo scritto interamente in italiano?
C’è qualche genere musicale con il quale ti piacerebbe confrontarti e che fin ora non si è presentata occasione?
A volte ci penso e non mi dispiace come idea. Purtroppo ascolto pochissima musica in italiano e quindi credo che farei fatica a scrivere dei bei testi. Pero’ è una sfida che potrei presto decidere di affrontare.
Non so se c’è un genere particolare con cui vorrei confrontarmi ma sicuramente ci sono strumenti musicali che non ho mai usato n’e dal vivo ne’ nei miei dischi che vorrei scoprire. Fra questi c’è il violino e infatti adesso inizierò a fare dei concerti con un bravissimo violinista inglese che mi accompagnerà. L’idea mi piace moltissimo.
Vuoi aggiungere qualcosa o ringraziare qualcuno in particolare?
Vorrei invitarvi a seguirmi nei prossimi concerti che faro’ in Italia. Non vengo a suonare nel mio paese da quasi 5 anni e sono molto felice.
Grazie per la tua disponibilità. grazie a voi!