Marco Di Noia, un nome che per molti può suonare nuovo, è un cantautore milanese definito sperimentatore. In effetti nel suo ultimo singolo ha fatto strimpellare due dei robot più famosi al mondo. E qui, in questa intervista, ci racconta perché e ci annuncia progetti degni di nota.
Marco di Noia: cantautore e sperimentatore milanese. Su cosa sperimenti esattamente? Solo sulla musica?
“Sperimento l’applicazione di nuove tecnologie alla forma canzone. Cerco di arricchire i miei progetti con tratti caratterizzanti affinché abbiano una personalità propria e unica. Percorro strade pionieristiche che spesso si rivelano essere delle avventure divertenti e surreali da vivere (che è poi l’aspetto più prezioso di ciò che faccio).
A oggi ho realizzato l’app-album Elettro Acqua 3D, che ha ottenuto la prima licenza SIAE per un album musicale divulgato attraverso un’applicazione per telefonini e tablet, i primi concerti in 3D audio e l’EP Leonardo Da Vinci in pop. In questo per la prima volta gli strumenti ideati da Leonardo e realizzati da Michele Sangineto hanno suonato con quelli moderni. E infine ho realizzato La Sovranità dei Robot, che ospita due robot reali.
Inoltre, essendo dotato di una vocalità molto estesa, sperimento anche a livello personale sulla mia voce”.
Raccontaci di più su La Sovranità dei Robot.
“Come anche i precedenti lavori, questo EP è un concept, dedicato ad alcuni robot di celebri fiction letterarie o cinematografiche quali Io, Robot di Asimov, Star Wars, Blade Runner o la serie tv Westworld. Il lavoro è caratterizzato dall’ospitare i robot iCub, dell’Istituto Italiano di Tecnologia, e Teotronico, costruito da Matteo Suzzi.
Nella fattispecie, iCub legge una poesia che ho scritto per lui, mentre Teotronico suona l’assolo di pianoforte acustico e canta i cori nella title-track La Sovranità dei Robot. Nel brano Westworld dell’omonimo album c’è invece un esperimento di morphing audio a cui si sono prestati i virtuosi Renato Caruso (chitarra) e Giulia Monti (violoncello)”.
Come è stato accolto questo progetto?
“Artisticamente mi ha portato grandi soddisfazioni. Ad esempio, l’EP è diventato oggetto di un paper scientifico presentato dal Politecnico di Milano a una conferenza internazionale sulle intelligenze artificiali. Inoltre, sono stato invitato a esibirmi e a parlare alla popolare Fiera dell’Innovazione WMF 2020 e a tenere un talk in occasione del prestigioso TEDxFermo. Non ultimo, sono diventato robo-artista onorario del DETA, che mi ha consegnato una targa speciale”.
C’è anche un video backstage sulla lavorazione del progetto…
“Sì, tutti i video di making off sono sul mio canale di You Tube. Io e il mio team, composto da Alberto Cutolo, Ace of Lovers e Andrea Messieri, abbiamo voluto microfonare e registrare realmente i due robot come se fossero persone, anche se, ad esempio, per le parti vocali avremmo potuto richiedere semplici tracce audio per email.
Abbiamo ripreso tutto spinti da ragioni di onestà e trasparenza artistica, e ci siamo ritrovati con veri e propri video-documenti che, in un certo senso, hanno un piccolo valore storico, poiché fotografano l’attuale stato dell’arte”.
Quanto credi sia importante oggi utilizzare i social per far arrivare la propria musica?
“Importantissimo, specialmente per quei progetti di tendenza ai nostri giorni, che nascono fattivamente dal web. A molti artisti, viene chiesto addirittura, di adeguare le proprie composizioni musicali alle peculiarità e ai tempi dei social media, magari con un ritornello concepito per performare bene su Tik Tok.
Ma non solo, qualsiasi strategia e qualsiasi progetto musicale non può prescindere dall’includere prima o poi attività social, su cui si fondano i nuovi modelli di business”.
Qual è la cosa che non sopporti del mondo musicale odierno nazionale?
“Mi infastidisce la tendenza diffusa di catalizzare l’attenzione pubblica più sugli aspetti di intrattenimento che su quegli artistici. Spesso sembra che in alcune manifestazioni musicali la musica venga messa in secondo piano per dare risalto ad altri aspetti che con i contenuti artistici musicali hanno poco a che fare.
Talvolta ho la sensazione che si preferisca far diventare cantanti gli influencer e i personaggi televisivi che far diventare personaggi televisivi e influencer i cantanti. Noto anche una decadente tendenza all’omologazione e all’appiattimento, a cominciare dalle vesti sonore di molti singoli radiofonici o all’uso effettistico dell’auto-tune, che nasce per correggere lievi difetti di intonazione, più che per mascherare l’incapacità di cantare”.
Parteciperesti ad un reality o talent?
“Dipende dal contesto. Se la mia identità artistica fosse rispettata e potessi interpretare principalmente i miei brani, forse potrei anche partecipare, vedendola più come una vetrina televisiva che altro.
Ma sinceramente, e senza ipocrisia, dovrei prima soppesare i vantaggi progettuali per capire se supererebbero la mia idiosincrasia per le giurie. Non mi piace che l’arte sia messa in gara o giudicata pubblicamente, tra l’altro con toni e argomentazioni che, sebbene funzionino in televisione, spesso mortificano oltremodo gli artisti o ne stroncano le carriere. Lo sport è gara, con altri o con sé stessi… ma l’arte è espressione della propria anima”.
Con chi ti piacerebbe collaborare?
“Sparando alto, in Italia mi piacerebbe collaborare con Franco Battiato a livello musicale e duettare con Antonella Ruggiero. Se si potesse tornare indietro nel tempo, invece, aggiungerei anche Lucio Dalla e Giuni Russo”.
Progetti futuri?
“Lo scorso autunno sono diventato collaboratore per arte e innovazione della Facoltà di Design del Politecnico di Milano. Una manifestazione di stima artistica di cui vado fiero. Con i professori e i designer del Laboratorio ED-ME sto lavorando a un nuovo progetto molto affascinante e coinvolgente.
Inoltre si è unito al mio team anche lo storico discografico Mimmo Paganelli, che per circa 20 anni è stato direttore artistico della EMI. Con lui mi sono messo all’opera anche su altri fronti, che coinvolgeranno sicuramente anche una dimensione live, pandemia permettendo”.