Una chitarra può accompagnare, riempire e impreziosire. E a un certo punto può staccarsi dall’insieme, fare un passo avanti e diventare una voce, in grado di raccontarci storie, pensieri e sentimenti profondi.
Questa è la chitarra di Maurizio Vercon, protagonista del suo nuovo progetto, Slice of Heaven.

Anche senza parole, ogni brano racconta una storia. Quali sono quelle che racconti in Slice of Heaven?

Sono contento che mi chiedi questo perché denota sensibilità e vuol dire che, quando suono, c’è chi ascolta con il cuore. Oggi la musica è principalmente business e io faccio fatica ad inserirmi in questo meccanismo. Scrivo musica cercando di esprimere me stesso e di coinvolgere le mie emozioni, i miei stati d’animo, le mie storie di vita. Così compongo ascoltando la musica che nasce dal mio intimo, senza regole di mercato. E così dentro al mio cd trovi, dopo un brutto periodo, la rinascita grazie alla My Godness che mi ha regalato la felicità; ad Eric, l’esplosione della vita! Ogni brano, se ascolti e ti lasci trasportare, dovrebbe portarti in un mondo, in una storia. Anche senza parole spero di riuscirci.

Slice of Heaven è un nuovo capitolo della tua carriera. Quali sono le novità significative che hai voluto regalare a chi ascolta questo lavoro?

Spero si possa sentire il mio essere progredito, maturato dal punto di vista chitarristico, nella composizione. In questo disco mi sono dedicato anche alla produzione, registrando molto da solo e poi coadiuvato dal bravissimo Roberto Sopracasa ai mixaggi finali e master. Anche la grafica della copertina e del booklet mi ha impegnato molto dandomi anche molte soddisfazioni.

Spero che l’ascoltatore (non solo i chitarristi o i musicisti), anche se non “shreddo” molto in questo disco, possa essere rapito dalla musica.

Poi ho registrato la mia prima cover, Purple Rain, cantata dal bravissimo Andrea Longo che da alla “song” un vestito nuovo e particolare.

Hai inziato da autodidatta. Ma c’è qualcuno in particolare dal quale senti di aver appreso insegnamenti importanti?

Quando ho iniziato ascoltavo tutti i più grandi chitarristi e tutti mi hanno insegnato qualcosa. Tra i tanti, Malmsteen, Steve Vai e Lukather. Ma poi ho appreso molto anche da musicisti nostrani, come Colombo e Portera, i miei amici Fabio Valdemarin, Leonzini, Muscovi… tutti i musicisti con i quali ho suonato e suono anche adesso. Che si tratti di timing, composizione, suono, trucchi del mestiere… sono uno che ruba moltissimo con l’occhio e orecchio.

Hai sempre sognato di fare il musicista o c’è stato un momento nella tua vita in cui stavi per scegliere un’altra strada?

Ho sempre sognato di farlo ma non ti nascondo che è un mestiere molto difficile e oggi ancora di più. Mi sono ritrovato molte volte a terra e ho dovuto rimboccarmi la maniche altrettante volte. Ci sono dei periodi in cui suono molto e altri in cui comunque mi adatto a fare un sacco di cose per sbarcare il lunario. Ma la musica rimane una costante fondamentale della mia vita e cerco sempre di migliorarmi per essere pronto a nuove opportunità. Il sacrificio è una dote fondamentale dell’essere musicista.

Next steps?

Sto già lavorando con materiale nuovo. Ho molti progetti: il primo è fare un nuovo video, poi vorrei iniziare a portare il mio cd live, con un formato che preveda delle immagini di accompagnamento per ogni brano. Sarà un percorso lungo da realizzare ma ci conto molto.

Poi sto componendo delle musiche per film, oltre a suonare in diverse situazioni e formati, come l’Elton Show, omaggio ad Elton John di CJ Marvin che prevede alla batteria anche il batterista Charlie Morgan e che ci vedrà impegnati in tutta Europa, soprattutto Svizzera,Germania Olanda,oltre che in Italia.