Gli Osaka Flu, ospiti di Jam Session 2.0, si raccontano in una breve intervista, spaziando dalla musica all’attualità.

Iniziamo l’intervista con una domanda banale, perché forse è una domanda che vi fanno spesso: Come mai avete scelto di chiamarvi Osaka Flu?

Abbiamo scelto questo nome perché ci piacciono i Simpson. In particolare, in una puntata Homer, comprando una scatola di cerali dal Giappone diffonde a Springfield un virus chiamato OSAKA FLU.

Leggendo la vostra biografia ho scoperto che Francesco e Daniele sono fratelli. Nel mondo della musica ci sono tante band composte da fratelli, nel vostro caso com’è il vostro rapporto?

Ognuno hai suoi difetti ma mio fratello ne ha più degli altri… te lo posso assicurare! Siamo molto critici l’uno con l’altro e discutiamo continuamente però ci vogliamo bene. Fortunatamente c’è Michele che fa da mediatore!

Come nascono le vostre canzoni?

Nasce tutto da una melodia, quindi dalla musica. Ad esempio canticchiamo una melodia che ci dà qualche sensazione e successivamente cerchiamo di capire come sviluppare il testo e l’arrangiamento. A volte, invece, capita di partire da un’idea o da un’esperienza, quindi scriviamo prima le parole e poi creiamo la musica.

Le vostre canzoni sono influenzate dalla società in cui viviamo e raccontate spesso di una realtà che tende a schiacciare l’individuo. Pensate che ci possa essere un rimedio a tutto ciò? Siete ottimisti o pessimisti?

Noi crediamo che andando avanti così moriremo tutti. Il nostro povero pianeta non ci sopporta più, però cerchiamo ugualmente di vedere il lato positivo delle cose… ad esempio Donald Trump è diventato presidente e la cosa ci ha fatto girare parecchio… ma siamo ottimisti che un fulmine lo colpirà presto. Siamo ottimisti pessimisti.

Ho spesso letto articoli in cui si parla della vostra musica con riferimenti al punk, blues-core, rock e cantautorato. Quali sono gli artisti che vi hanno maggiormente influenzato e a cui vi ispirate?

Ogni componente apporta, nella band, una propria influenza musicale, per esempio Michele ascolta musica metal, Daniele il liscio da balera, mentre io sono quello che ascolta di tutto, dai Clash ai Rancid, da Johnny Cash ai Devo. No stiamo scherzando! Parlando seriamente, ascoltiamo tutti un sacco di generi musicali, anche se dobbiamo ammettere che negli ultimi anni ci siamo appassionati in particolare alla scena italiana e quindi ad artisti come Lucio Dalla, Fabrizio De  Andrè, Zen Circus, Rino Gaetano, Brunori… Artisti che da giovani avevamo sottovalutato a causa di una diffusa malattia che si chiama esterofilismo.

Le vostre canzoni hanno anche una sfumatura pulp, infatti ricordano le musiche dei film di Quentin Tarantino. E’ un caso oppure è un artista da cui prendete ispirazione? Se sì, come mai ha influenza su di voi? Trovate affinità con il suo stile? Cosa vi piace dei suoi lavori?

Spesso l’atmosfera di un film è riuscita anche grazie alla musica, inoltre chiunque non sia affascinato dalle colonne sonore pulp alla Tarantino ha qualcosa da imparare. Grazie a Tarantino abbiamo scoperto molte band… Negli anni ’90 non esisteva Youtube e di conseguenza non era facile ascoltare musica nuova… Inoltre nei film di Tarantino succedono cose che vorresti succedessero davvero.

 

Il vostro ultimo album KM!183 ha ricevuto molti consensi da parte della critica, ma non solo, anche dal pubblico. Quale pensate sia la chiave del vostro successo?

Non esageriamo! Cerchiamo sempre di spronarci a vicenda e di motivarci a fare sempre meglio. E’ faticoso e non nascondiamo che a volte ci viene voglia di gettare la spugna… Non possiamo permetterci di ingaggiare un produttore musicale o un team di esperti del settore perciò dobbiamo sopperire noi a queste mancanze. Cerchiamo di informarci il più possibile, andiamo in giro per locali, leggiamo un sacco di libri ma la cosa più importante è che abbiamo tanti collaboratori che ci danno una mano gratis!