Si possono raccontare in musica i meccanismi che regolano la mente umana e la nostra società? Questo è l’esperimento dei Belzer. Ecco come la band ligure ci racconta il percorso che ha portato alla nascita del nuovo album con la collaborazione di importanti nomi della musica italiana.
- In più di dieci anni la vostra formazione ha cambiato diverse forme e identità. Qual è il vostro volto attuale?
Massimiliano: Crediamo che il volto dei Belzer tragga forza proprio dalle diversità ma anche dai punti di contatto tra i quattro componenti attuali.
Ognuno deriva da esperienze e generi diversi – cantautorato acustico piuttosto che rock, cover band piuttosto che progetti inediti – ma siamo tutti accumunati dalla volontà di arrivare a un pubblico vasto senza mai sacrificare una certa attenzione agli arrangiamenti e alle idee compositive. Ciò che non guasta infine è anche l’attenzione e l’esperienza verso il mondo della comunicazione, della multimedialità e dell’apertura verso altre forme d’arte. Crediamo sia un valore aggiunto nelle attuali modalità di diffusione della musica.
- È da poco uscito il nuovo album “Piccoli Oggetti Meccanici” con la collaborazione di musicisti come Mauro Sabbione (ex Matia Bazar e Litfiba) e Marco Fadda (Mario Biondi, Ivano Fossati). Come è avvenuto l’incontro?
Giulio: Abbiamo conosciuto Mauro anni fa, faceva parte della giuria di un’edizione di Arezzo Wave a cui avevamo partecipato. Pochi giorni prima ascoltavo alla radio Vacanze Romane e mi ero concentrato sui suoni dei Synth: mi erano sembrati meravigliosi, pura avanguardia. Non avrei mai immaginato che pochi giorni dopo ne avrei conosciuto l’artefice e che questa persona ci avrebbe fatto i complimenti per la nostra esibizione! Negli anni siamo rimasti in contatto fino a diventare amici e quando gli ho chiesto se aveva voglia di aiutarci per “L’ignorante” ha dimostrato tanta disponibilità ed entusiasmo da rendersi disponibile per suonare anche in un altro pezzo, “Precauzione”. La collaborazione con Marco Fadda, invece, è nata grazie ad un progetto che lui stava sviluppando insieme a Luciano. Quando stavamo arrangiando “L’uomo in aria” sognavamo di avere le sue percussioni su quel brano ma, essendo Marco un musicista molto impegnato, non ci speravamo molto. Ricordo ancora l’entusiasmo che ho provato quando invece ci è arrivata la mail in cui esprimeva la sua disponibilità a collaborare con noi.
- Le vostre composizioni prendono spunto dal concetto di “oggetto musicale”. Spiegateci meglio di cosa si tratta.
Giulio: Il nostro scorso album, “L’ultimo giorno d’inverno”, è composto da brani che rispecchiano la tradizionale “forma-canzone”: strofa, ponte, inciso. In alcuni pezzi del nuovo album ho voluto svincolarmi da questo schema, cercando uno sviluppo diverso nella struttura. Il brano “Piccoli oggetti meccanici” ad esempio è composto da un unico giro che si ripete per tutto il pezzo, su cui si sovrappongono mano a mano sempre più strumenti, crescendo di intensità fino al climax finale. Non si può definire una canzone vera e propria, è quasi uno strumentale su cui canto un testo. In questo senso lo considero un “oggetto musicale”.
- Il singolo “La bellezza” è stato premiato al Festival Internazionale della Poesia di Genova. Qual è secondo voi la vera forza di questo brano?
Guido: La forza de “La Bellezza” è la sua esattezza. È di un brano che gode di una fortunata sinergia tra un componimento musicale dall’impianto molto semplice ed un testo di ispirazione poetica.
Questi due fattori concorrono a creare un brano dalla grande forza descrittiva rispetto all’argomento di cui tratta, cioè di quel momento di agnizione che tutti possono aver sperimentato nella loro vita, il momento in cui cade il velo della realtà e finalmente abbiamo la sensazione di percepire ciò che ci circonda esattamente, per quello che è, al di là di ogni sovrastruttura conscia o inconscia la nostra mente cerchi di creare.
La costruzione musicale stessa asseconda e accompagna alla scoperta di quella sensazione di trasognata coscienza che normalmente è parte di questo momento.
E quello dell’immanenza del momento magico è un tema molto caro ai Belzer. Infatti è proprio di questo che parla anche “Un Attimo”, brano contenuto nel nuovo lavoro.
- Genova è la vostra città, ma anche quella dei grandi come Paoli, Lauzi e Tenco. C’è qualcosa in questa terra che genera la giusta ispirazione artistica…
Luciano: Viviamo in una città controversa, sotto diversi punti di vista: musicalmente ci troviamo all’ombra dei grandi cantautori che nel tempo hanno lasciato importanti eredità e testimonianze.
Questa situazione sta però stretta a molti musicisti e cantautori genovesi che, contrariamente a quanto potresti immaginare, sviluppano la propria identità musicale a una certa distanza dai canoni e linguaggi degli artisti da te citati.
Non lo abbiamo pianificato in modo consapevole, ma la nostra musica strizza più spesso l’occhio al pop-rock di matrice inglese, piuttosto che alla scena cantautorale ligure; il movimento dei grandi cantautori rappresenta tuttavia una forte fonte d’ispirazione che in alcuni nostri brani più intimi e personali come “Mi vivo male” e “La guerra è finita” emerge contaminando il nostro suono e attribuendogli la coerenza geografica e di tradizioni che ci si potrebbe aspettare da una band genovese.
- Dove potremo incontrarvi prossimamente?
Giulio: Siamo in movimento per promuovere l’album dal vivo: i primi concerti saranno Sabato 16 aprile al Circolo Orchidea di Santa Margherita Ligure e venerdì 6 maggio al Casa Mia di Genova. Stiamo lavorando per le date estive e credo che a breve annunceremo un concerto a Milano. Per conoscere i prossimi appuntamenti vi invitiamo a visitare il nostro sito all’indirizzo www.belzer.it e iscrivervi alla mailing list ricevendo in cambio, gratuitamente, il singolo “L’ignorante”. Cercateci anche su Facebook alla nostra pagina https://www.facebook.com/Belzer-22994987748/ .