Partire dal classico per esplorare nuovi generi, interpretarli e mescolarli fino a crearne di nuovi. La musica, per Renato Caruso, è questo e molto di più.
Reduce dalla presentazione di due lavori importanti, il libro LA MI RE MI e l’album ARAM, ci racconta il suo percorso da chitarrista sempre più apprezzato dai grandi della musica italiana.
- Lo scorso 19 marzo sei stato protagonista, insieme a Nunzio dell’Orco e Richard Arduini, dello spettacolo musicale “Un Uomo in Bossa” dedicato a Pino Daniele. Cos’ha rappresentato per te questo artista?
Per me Pino Daniele è stato il Maestro nascosto che non ho avuto. Provengo da una formazione classica, Conservatorio, ma con Pino ho integrato le mie conoscenze. Vuoi per i generi musicali, per lo stile, per l’uso della mano destra come pochi. È stato davvero il mio guru musicale Pino. Chi mi sente suonare percepisce subito il mio amore per il famoso cantautore e chitarrista. Pino ha lasciato un segno indelebile per la musica italiana.
- Musica e informatica sono il filone conduttore del tuo libro “LA MI RE MI”. Come si legano queste due discipline?
Siamo tutti i giorni immersi in questo binomio, informatica e musica, scienza e musica, fisica e musica, numeri e ispirazione. Oramai tutto quello che facciamo è legato alla musica e all’informatica. Da YouTube all’mp3 sul cellulare o sul PC, dalla cartolina digitale a un semplice sito web, i negozi on line di musica, ecc. Il libro percorre il suono da un punta di vista fisico, quindi da Pitagora a Steve Jobs, cosa è il suono, come si trasforma, i segnali analogico digitali, ecc
- Nel corso della tua carriera sei entrato in contatto con importanti personalità artistiche che hanno apprezzato le tue capacità (da Ron a Biagio Antonacci e Ornella Vanoni). Con chi sogni ancora di poter collaborare?
Esagerando mi piacerebbe suonare per Sting! Per adesso mi accontento di sognare e seguire il suo concerto giovedì: sarò lì in prima fila, a lacrimare su ogni brano. Scherzi a parte mi piace molto la musica italiana, non ho particolari preferenze, dove c’è pop potrei esserci io.
- Hai perfino inventato un nuovo genere musicale, FuJaBoCla. Di cosa si tratta?
FuJaBoCla è l’acronimo di Funk Jazz Bossanova Classica, quattro generi musicali per me molto importanti. Quando suono, senza accorgermene, metto dentro un po’ di tutto e così è nato questo genere musicale. Nell’interpretazione di un brano sentirai un po’ di classico, ma anche un tocco Jazz con influenza bossanova. Parlo del FuJaBoCla anche all’interno del mimo libro. È un bel mix di generi per qualcuno un po’ folle, ma a me piace e vado avanti con le mie idee.
- Insegnante, interprete e compositore. Quale tra queste tre attività ti gratifica di più?
Sicuramente essere compositore mi entusiasma, mi piace scrivere, lo faccio con passione e mi viene naturale. Amo anche interpretare, ma il rischio che si corre spesso è quello di realizzare la cover di una cover, mentre ciò che oggi serve davvero è essere creativi. Insegnare mi permette di stare sempre a contatto con i più giovani e conoscere i loro gusti. Non è che io sia poi così adulto, però quando insegni nelle scuole medie ti accorgi che gli anni passano, così come i gusti musicali e le mode. Spesso ascolto i brani che i ragazzini hanno nelle playlist di YouTube e mi faccio la mia idea. Questo mi aiuta a rimanere connesso con il mondo dei teenager!
- Dopo il tuo ultimo album solo guitar “ARAM”, hai altri progetti in cantiere?
Sto preparando un secondo cd da solista, chitarra classica, più qualche brano con degli strumenti “ospiti”. Spero entro maggio di anticiparvi qualcosa.