Riccardo Inge, è un cantautore italiano partito dalle spiagge sicule e arrivato ai teatri milanesi in pochi anni. Con discrezione e raffinatezza ha calcato anche i palchi più famosi nazionali, come quello dell’Auditorium RadioItalia e del Concerto del Primo Maggio a Roma. Oggi si racconta ai nostri microfoni, dando anche una visione chiara e nitida sulla discografia italiana di oggi. Voi siete d’accordo con lui? Scopritelo qui e lasciatevi rapire dai suoi brani autentici e attuali.

Riccardo Inge, cantautore italiano. e poi….

“Ingegnere, papà e tanto altro. Sono, però, anche un insoddisfatto cronico, sempre alla ricerca di migliorarsi con il rischio di non godersi appieno gli obiettivi raggiunti”.

Hai deciso di puntare tutto, ora, sulla promozione del tuo album Bathala. Come mai questa scelta invece di puntare alla promozione e sull’uscita di diversi singoli?

“In realtà ho fatto entrambe le cose: sono partito con i singoli per poi raccoglierli all’interno di un album. Avrei voluto fare uscire questo lavoro più di un anno fa ma la pandemia ha cambiato i miei piani. Ho rilasciato allora una serie di singoli per poi pubblicare pochi giorni fa l’album completo, capitanato dal singolo Venerdì”

Raccontaci di Bathala, come mai questo titolo?

“Cercavo una parola evocativa che potesse rappresentare il coronamento di un viaggio. Allo stesso tempo volevo che fosse molto legata alla mia vita. L’idea venne al mio batterista: sapendo quanto questo lavoro fosse dedicato a mio padre mi chiese qualcosa di lui e spunto fuorì l’isola di Bathala, nell’oceano indiano. Un luogo sognato dove mio papà ci ha lasciato il cuore dopo averlo tanto sognato. Un po’ come quest’album per me”.

Quanto tempo hai impiegato per realizzare l’album?

“Ho iniziato a lavorarci 3 anni fa, un tempo di gestazione incredibile per le tempistiche attuali. La scrittura delle prime canzoni, i provini e le prime produzioni. L’ho suddiviso in due fasi: 4 singoli in un primo blocco e 5 nel secondo. In totale 9 canzoni scritte e arrangiate mantenendo un comune filo logico, a partire dalla squadra di lavoro con la stessa produzione, mix, musicisti e mastering”.

Qual è stato il momento più bello del making-off? E quello più stressante?

“Lo studio è un luogo che amo, ci vivrei. La parte più bella è vedere prendere forma alle idee, sia le mie che quelle dei miei collaboratori. Mi fa impazzire essere sorpreso. La parte più stressante forse il pensiero di non riuscire a scrivere delle nuove canzoni che potessero essere valide per poterle registrare. E invece alla fine nasce sempre la magia”.

Quali sono, secondo te, le 3 caratteristiche che distinguono il tuo album dagli altri ora in uscita? Perché vale la pena ascoltarlo?

“Perchè è fresco e attuale senza però scopiazzare in giro il mood attuale un po’ indie e un po’ trap. Il mio album è pop nell’accezione più positiva che si possa dare al termine. Tutti sono alla ricerca di imitare la voce e l’arrangiamento dell’ultimo successo scordandosi di fare la cosa più importante: scrivere per il piacere di farlo. Ho ricevuto il più bel complimento proprio durante il live di presentazione dell’album: è musica ‘credibile’. Ed è su questo che io punto”.

Pensi manchi qualcosa alla musica nazionale oggi?

“La capacità di riconoscere i veri talenti. Mi sembra di vedere tanti casi umani e poca sostanza. Tanto che poi dopo la minima visibilità televisiva la maggior parte spariscono. Io credo che i talenti di domani siano ancora quelli che si esibiscono nei club, magari davanti a 10 persone, che poi diventano 15 la volta dopo e così via. I talent scout dovrebbero tornare a fare il loro lavoro perchè ci sono un macello di artisti in giro che presto abbandoneranno la musica perchè nessuno si è degnato di ascoltarli o dargli una chance”.

Come vivi il rapporto con i social network? Cioè come vivi il contatto virtuale con il pubblico?

“Odi et amo. Sono affascinato dalla comunicazione in tutti i sensi ed anche la parte social rientra in questo gruppo. Il problema è l’abuso che ormai è diventato una dipendenza senza la quale non si può vivere. Siamo al punto che se non sei sui social non esisti. Allo stesso tempo è meraviglioso poter arrivare ovunque, anche alle persone più lontane da te. Anche per questo motivo continui a provare ad utilizzarli, investendo tempo, soldi ed energie per provare a capirli”.

Su quali palchi nazionali vorresti esibirti?

“In generale ovunque ci sia uno spazio per me. Ho fatto dai palchi 1×1 a palchi giganti, ma se potessi scegliere vorrei poter salire più facilmente sui palchi dei principali festival estivi. Si tratta di una delle mission di questo progetto fin da quanto è nato. Togliersi soddisfazioni. E l’unico modo di farlo è suonare in palchi sempre più importanti”.

Ci sono date in cantiere per i prossimi mesi?

“Sto organizzando un evento in streaming entro la fine di novembre insieme ad altre date dal vivo che sono ancora in fase di conferma. A gennaio potrebbe partire un mini-tour nei centri commerciali, ma anche questo è ancora in definizione”.

Se dovessi scegliere un brano, non tuo, che ti rappresenti al meglio oggi quale sarebbe?

“Essere semplice di Diodato. Quando ancora non era così famoso come ora. Sembra parlare di me”.