SERYO è un cantautore già noto ai più. Ha infatti partecipato ad XFactor 2019 e oggi presenta il suo primo album: NESSUN TITOLO. Un progetto ambizioso e ricco di significato che punta a trasformare l’ascoltatore da passivo ad attivo, farlo entrare nei testi dargli anche un aiuto nei momenti no. SERYO è un artista che si discosta dai cliché e da molti colleghi e che, in questa intervista esclusiva, apre le porte della sua personalità e dei suoi progetti. Regalandoci anche un’anteprima da non perdere.
NESSUN TITOLO è il tuo primo album, fuori ora. E´ un progetto che permette all’ascoltatore di conoscerti a 360 gradi?
“Sì, questo album effettivamente permette a chiunque di entrata all’interno del mio mondo. Ho dato sfondo totalmente autobiografico ad ogni brano, ne sono sia autore che compositore. Ci tenevo a fare, più che una presentazione della mia musica, una presentazione della mia persona attraverso il viaggio musicale. Dal punto di vista della musica poi non ho voluto porre dei paletti di genere, tutto l’album è un viaggio che, passando attraverso la mia persona, cerca di sradicare tutti quelli gli stereotipi e i canoni ai quali siamo abituati oggi nella società. L’album è un viaggio verso la libertà di disturbare l’ascoltatore trasformandolo da passivo ad attivo e qui mi ricollego anche alla voglia di non dargli un titolo”.
Cosa intendi quando dici che l’ascoltatore spesso è passivo e non attivo?
“Secondo me a volte ascoltiamo un brano non concentrandoci troppo sul messaggio, ma dando solo grande importanza alla musicalità. Moltissime persone amano brani in inglese ma non conoscono effettivamente il messaggio, il significato del testo. Io faccio sempre l’esempio di Hallelujah. Quella di Leonard Cohen è totalmente diversa dalla versione di Buckley, questa è piuttosto blasfema in effetti, è un’Hallelujah che affronta anche il tema dell’orgasmo, solo che spesso e volentieri viene interpretata in chiesa solo perché contiene la parola Hallelujah. In quel caso è lì che definisco l’ascoltatore passivo del brano perché non entra all’interno di questo. Io ci tengo a fare in modo che, chi ascolta la mia musica, lo faccia con un cuore e mente aperti. Cioè cercando di trovare la sua individualità all’interno della lirica del brano e per accendere una piccola miccia in sé che poi sarai lui stesso a preservare e portare avanti”.
Come ti presenteresti a chi ancora non ti conosce?
“Come un cantautore. Né come un trapper, né come un rocker. Ho avuto la possibilità di attraversare mari e monti all’interno della mia piccola vita e credo che poi tutto questo venga a riversarsi in musica diventando miscellanea di concetti e di tantissimi generi. L’unico modo che riesce per me aa abbracciare tutto questo a 360 gradi è l’idea che ho del cantautore che racconta storie attraverso la musica”.
Come mai hai scelto il nome d’arte SERYO?
“SERYO deriva da due macro-concetti. Intanto a Catania spesso diciamo “fai il serio” e questo sta a significare in concetto semplice ma concreto di non parlare di robe solo perché la moda dice che và. Ma sottolinea la voglia di lanciare dei messaggi che siano veri e che siano, per quanto crudi o crudeli, anche reali e mi ricollego al fatto che le persone possono ritrovarsi. E mi auguro, con la più grande umiltà del mondo. che possano anche trovare un’ancora di salvezza in momenti un po’ complicati. Sapere ad esempio che io, cantautore, ti sto raccontando attraverso il brano che ho vissuto le difficoltà che hai vissuto anche tu può aiutare, mi piacerebbe potesse succedere. La ‘Y’ di SERYO non è messa a caso perché a livello visivo, basta abbassare un po’ la trama della lettera, può diventare una ‘V’. SERYO si trasforma in SERVO per giocare sul concetto di servo della musica che diventa mezzo di comunicazione per raggiungere più persone possibili”.
Per realizzare graficamente la copertina dei tuoi singoli e dell’album NESSUN TITOLO hai scelto il giovane illustratore EVVIART, Emmanuel Viola. Come mai?
“Tutto l’album vuole disturbare l’ascoltatore affinché, positivamente o negativamente, entri in contatto con se stesso. Essendo quindi un viaggio verso la libertà ho scelto EVVIART. Le sue opere mi hanno sempre affascinato perché usano come linguaggio l’erotismo e vedendo l’erotismo come uno dei più grandi tabù da sempre della nostra società, l’idea è stata quella di giocare sulla fenomenologia dissacrante. Tutto gira intorno al voler parlare attraverso contraddizioni e utilizzare gli stessi stereotipi per sradicarne tantissimi altri, ciò mi affascinava quindi ho deciso di affidare a EVVIART l’ideazione della cover”.
La copertina però non ha nulla di erotico?
“La copertina dell’album sì. Stiamo però lavorando affinché la collaborazione con EVVIART non finisca qui ma possa anche chiudere un cerchio dal significato più ampio. Ma ti prego non farmi dire nulla”. (ride)
Non sei nuovo agli show musicali, ai talent e infatti hai partecipato in Italia a XFactor 2019 e nel 2017 a The Voice Francia. Come sei arrivato lì?
“In Francia sono arrivato grazie al fatto che in quel periodo pubblicavo tantissime reinterpretazioni su YouTube. Il mio modo di misurarmi con la musica era proprio quello di voler prendere dei classici, che a me piacevano tantissimo, e volergli dare una mia interpretazione. Così è stato per il brano Fallin’ di Alicia Keys che poi, con mia grande sorpresa e orgoglio, lei stessa ha inserito nelle migliori inetrpetazioni al mondo del suo pezzo. Grazie a questo mio video, che girò tantissimo e diventò virale, mi chiamarono dalla Francia sperando che io parlassi francese e, chissà per quale incastro della vita, io in effetti parlo francese. Decisi di affrontare questa avventura che poi si è rivelata incredibile e mi sono trovato ad arrivare anche in finale”.
Ci sono delle differenze peculiari tra il talent francese e l’XFactor italiano?
“Credo che le differenze ci siano in quanto specchio di un mercato discografico differente. La Francia ha da sempre sottolineato il fattore fattoriale, interpretativo dell’artista; il talent era vissuto meno come show e più come focus sull’interpretazione dell’artista, su come facesse vivere la performance anche da un punto di vista teatrale. La stessa Édith Piaf e tutti gli altri grandi artisti francesi hanno avuto questa componente teatrale. Mentre in Italia siamo forse un po’ più filo-americani, siamo molto legati allo show, all’intrattenimento della performance”.
I talent nazionali in un certo senso non tendono a standardizzare i concorrenti?
“Ti dirò, secondo me è proprio il mercato che tende a catalogare. Se domani il mercato volesse delle hit di Zoomba allora XFactor, o qualsiasi altro talent show nazionale, giustamente, proporrebbe cantanti che ballano la Zoomba. Il talent è lo specchio dell’odierno mercato discografico”.
Tre motivi per ascoltarti, seguirti e naturalmente acquistare NESSUN TITOLO?
“Per l’autenticità, per il fatto che ci sono tantissime influenze diverse a livello musicale all’interno dell’album. E poi per la dissacralità e quindi la continua contraddizione che diventa a sua volta stimolo creativo”.
E´un album per chi non vuole annoiarsi, dinamico.
“Sì, esatto. E´ un album dinamico e per chi vuole riflettere magari”.
Sul tuo profilo Instagram, tra le storie in evidenza, c’è una nutrita raccolta di frasi celebri di personaggi noti tra i quali Madonna, Lady Gaga, Keanu Reeves, Lion Messi, ecc. Come mai?
“Le ho adoperate come messaggio, tutti questi personaggi hanno in comune l’aver sofferto tanto prima di arrivare a poter condividere col mondo la propria arte. Vuole anche questo essere un messaggio positivo per chi si sente schiavo della propria sofferenza. E poi è proprio quel perseverare ed essere veri con se stessi, l’accettarsi che diventa il modo per raggiungere l’obiettivo”.
Parliamo di sofferenze da discriminazione soprattutto: è successo anche a te?
“A volte la mia voce stessa è stata, a livello timbrico, un po’ discriminata. Il fatto di averla graffiata, particolare è stato un pro ma anche una condanna a volte. Per alcuni può essere una particolarità fighissima, mentre altri potrebbe pensare che io stia gridando e non cantando. Ma è normale che non a tutti piaccia una cosa, un tipo di voce. Molti però fanno un passo indietro mentre io abbasso la testa e magari prendo anche la rincorsa e vado avanti”.
Ci regali una tua frase, una tua massima per concludere questa intervista?
“Cito Einstein che affermava ‘Ognuno è un genio, ma se si giudica un pesce dalla sua capacità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà l’intera vita a credersi stupido’. In questa fase mi ritrovo tantissimo e dico che non potrai mai dare il meglio di te in un campionato che non è il tuo. E lo stesso per una frase di Terzani che suppergiù dice di trovare la tua finestrella ma di costruirtela da solo. Cioè costruisci il tuo mondo per quello che sei e per ciò che effettivamente sai fare”.