Mario Riso, iconico batterista italiano, ci presenta il suo nuovo singolo solista “Stai con me” disponibile dal 19 febbraio in tutti gli store digitali per etichetta Vrec.
Scambiamo due chiacchiere con lui.
Ciao e benvenuto a Jam Session 2.0
Ciao, il piacere è mio.
“Stai con me” è un brano pubblicato a sorpresa, accorato e sentito, che si candida a portare un messaggio di sicurezza in un momento di sconforto durante questa pandemia.
Cosa puoi dirci di più a riguardo? A chi dedichi questo pezzo?
Ci sono canzoni che nascono per esigenze discografiche ed altre che prendono vita in modo totalmente naturale e non voluto.
Durante la pandemia abbiamo vissuto situazioni totalmente nuove, respirato incertezze e paure ma soprattutto ci siamo ritrovati a pensare assiduamente ai nostri cari.
L’unica cosa importante era assicurare la salute e proteggere le persone da una pandemia crescente e sconosciuta, a maggior ragione nei confronti delle persone a noi più vicine.
Questa canzone parla proprio di un sogno ad occhi aperti, della mia volontà di accogliere tutti all’interno di questo posto magico all’interno del quale niente potrà accadere.
La canzone, oltre te alla voce e batteria, vede la partecipazione di: Giuseppe Fiori (basso), Pietro Quilichini (chitarra), Vincenzo “Jack” Giacalone (fonico e produzione elettronica), Ciro “Princevibe” Pisanelli al mixaggio.
Il videoclip, disponibile sul tuo canale YouTube, è a cura di Chiara Chemi (TheDollMaker).
Dove è avvenuta la realizzazione del singolo? Vuoi fare qualche ringraziamento speciale?
Ho realizzato il singolo al Rocker Studio di Sesto San Giovanni e voglio ringraziare tutti i sopracitati per la grande collaborazione e pazienza.
Adeguarsi ai vari dpcm non è stato semplice e ciascuno ha contribuito come ha potuto alla registrazione sia in remoto che in presenza della canzone.
Sono molto orgoglioso di tutto il team anche perché la canzone suona proprio come l’avevo pensata.
Questa è una delle cose più difficili da ottenere, durante le fasi creative e realizzative di qualsiasi progetto.
Il pezzo si presenta con una melodia vincente, caratterizzato da una sezione ritmica energica, dove si alternano echi di richiamo ai Police e Sting … una sorta di tuffo nel passato ma con temi decisamente attuali.
Possiamo definire la tua canzone ‘senza tempo’?
Detta così sembra quasi una battuta, in effetti il colmo di un batterista potrebbe essere quello di scrivere una canzone senza tempo ! :)))))))
Ti ringrazio per averla definita così, amo alla follia i Police e Sting e mi sono ispirato a loro da quando ho preso in mano le bacchette per la prima volta.
Il sogno di ciascun artista è scrivere qualcosa che possa essere compresa contro ogni tempo.
Parliamo un po’ più di te.
Nasci a Monza e nel corso degli anni sei diventato un batterista iconico del rock italiano.
Come ti sei avvicinato alla musica? Che ricordi hai della tua infanzia?
La musica mi ha accompagnato da sempre e mio papà ha avuto un ruolo fondamentale in questo.
Ricordo che a 6 anni ha iscritto sia me che mia sorella a lezione di pianoforte.
Io onestamente non amavo studiare e vivevo quello strumento come estraneo alla mia personalità.
Per tre anni ho provato a studiare i metodi classici con risultati pessimi, il confronto con mia sorella era impietoso.
La mia storia è cambiata radicalmente verso fine degli anni 70 con la scoperta, o meglio, con la nascita dell’heavy metal.
Da quel momento in poi la batteria è diventata la mia ossessione.
Inizi la tua carriera nel nel 1985 entrando nei Royal Air Force (R.A.F.) con i quali pubblicherai tre album, riscuotendo molto successo in quel periodo (ricordiamo le numerose proposte di suonare all’estero, tra cui quella di Joey DeMaio che ti volle nei Manowar) fino al 1994 quando formi, con lo stesso Gianluca Battaglion dei R.A.F., i Movida con cui hai pubblicato tre album di inediti (ritornata, tra l’altro, sulle scene da poco: “Meteore” è il singolo del 2020). Come sono stati i tuoi esordi? Dovendo fare un bilancio, Mario come è cambiato dal punto di vista artistico e musicale in tutti questi anni?
Ricordo la mia prima band i Maid Runner , eravamo un gruppo di amici che amavano la musica e che si trovavano a sognare ad occhi aperti. Erano i primi anni 80 e tutto sembrava cosi speciale e magico. Si tornava a casa da scuola con un unico pensiero fisso: scrivere canzoni e suonare pezzi dei nostri idoli.
Il primo vero trauma fu l’audizione per entrare in una band che ascoltavo in radio (Peter Flowers) e di cui non conoscevo i musicisti .
La prima prova non andò benissimo, fecero passare alcuni mesi prima di rendere ufficiale la mia entrata all’interno del gruppo. ( e comunque ci guadagnarono molto :)) era il 1985 e tutto cominciò cosi.
Purtroppo il mondo musicale è cambiato tantissimo da allora e sebbene io sia di mentalità molto aperta mi trovo costretto ad ammettere che mi spiace davvero tanto per quello che stanno vivendo le nuove generazioni.
Sono sicuro che non potranno mai capire appieno il senso delle mie parole ma l’evoluzione subita da parte del sistema musicale e discografico che è avvenuta in questi ultimi 20 anni ha coniugato l’arte e il consenso in un binomio indissolubile che rappresenta la morte dell’originalità e della personalità fuori dagli schemi.
Chissà cosa avrebbero fatto oggi i Pink Floyd ed i Led Zeppelin per sopravvivere.
Hai anche suonato con alcuni grandi della musica italiana come Jovanotti e Gianluca Grignani.
Sei tra i fondatori dei canali satellitari Rock Tv e Hip Hop Tv e dal 2005 (per festeggiare i tuoi 20 anni di carriera) porti avanti il progetto Rezophonic con cui hai pubblicato tre album raccogliendo, dietro la finalità umanitaria di costruire pozzi in Africa, il gotha del rock italiano.
Tra tutti gli artisti con i quali ti sei confrontato, chi ti ha regalato il ricordo migliore?
Rezophonic è un progetto che si basa sulla volontà di comportarsi da uomini o donne prima che artisti …
Ogni gesto fatto da qualsiasi artista che abbia partecipato in tutti questi anni non solo lo ricordo con affetto ma lo conservo con senso di responsabilità nei confronti di chi mi ha dato fiducia.
E quello peggiore? (solo se ci è concesso saperlo …)
Diciamo che alle volte qualcuno è arrivato in condizioni precarie, altri invece non si sono presentati del tutto …
Recuperando però qualche tempo dopo :))))
Con chi ti piacerebbe confrontarti, musicalmente parlando, anche se non si è ancora presentata l’occasione?
Ho due artisti che amerei coinvolgere più di chiunque per svariati motivi.
Uno è Jovanotti, anche se grazie al suo contributo abbiamo fatto due pezzi durante il tour di Safari, l’altro è Sting in quanto fonte di ispirazione artistica da sempre.
Il 2017, poi, è l’anno dove pubblichi il tuo primo album solista “Passaporto” (Self) dove in 18 tracce raccogli il tuo percorso musicale tra cui l’inedito “Temporale” ed ora, a 4 anni di distanza, esce il singolo “Stai con me” grazie alla collaborazione con l’etichetta Vrec Music Label.
Vuoi aggiungere qualcosa? Prossimi progetti?
Mi sono trovato molto bene con David Bonato ed ammetto che la canzone “Stai con me” ha visto la luce è proprio grazie a lui. Non ero molto convinto di pubblicarla con la mia voce ma dopo avergliela fatta ascoltare non ho avuto scampo.
Spero di tornare a suonare in giro per il mondo sia con Rezophonic che con i Movida ma nel mentre ho dato vita ad un nuovo canale che si occupa di musica rock ed alternativa di cui sentirete sicuramente parlare : Rocker Tv (https://www.youtube.com/channel/UCD2YKITmPVFhJSgdno0siUA)
Grazie per la tua disponibilità.
Grazie a Voi.