Passione travolgente, emozioni incontrollabili, amore che va oltre il tempo in cui è vissuto. Raccontare in musica tutto questo è per i The Panicles l’occasione per rimettere in scena il loro progetto, nato a Venezia e portato avanti oltre i confini dello Stivale, tra palchi ed eventi d’importanza internazionale. Ecco come nasce il nuovo singolo, Filo rosso.
- Filo rosso, il racconto del legame indissolubile che può nascere tra due persone, è il singolo con il quale anticipate il vostro prossimo album. Come avete tradotto in musica questo tema?
Molto spontaneamente: il tutto è partito da una chitarra acustica, per poi creare gli arrangiamenti degli altri strumenti in sala prove. La versione rudimentale del pezzo realizzata dal nostro Mik è stata ricreata con un sound diverso, più indie/pop, sotto la supervisione del produttore Sandro Franchin. Il testo è un piccolo collage di immagini evocative e metaforiche sulla storia d’amore realmente vissuta dal nostro cantante, che può somigliare a migliaia di altre storie realmente accadute, in cui una passione travolgente è finita, lasciando dietro di sé una scia di emozioni difficilmente controllabili ma ricollegabili al legame invisibile e indissolubile che può esistere tra due persone, malgrado la distanza e la fine dell’amore.
Tra le particolarità di questa registrazione che abbiamo terminato a inizio 2016, vi è il fatto che il violino lo ha registrato la ragazza a cui è dedicata la canzone, in una session casalinga risalente al 2015. La registrazione può non essere perfetta dal punto di vista tecnico ma quando in studio è stata sovrapposta alla session definitiva ci ha emozionato tanto, così abbiamo voluto lasciarla tale e quale a com’era nel provino.
Il brano ha rimbalzato un po’ per l’Italia e per la California, prima di essere da noi considerato completo: le riprese audio di batteria, voce, chitarre e basso sono di Andrea De Marchi, realizzate nel suo Virtual Studio di Treviso; il mix è stato affidato al nostro amato fonico e collaboratore Alberto Gaffuri, che lo ha realizzato da oltre oceano in uno studio di Los Angeles, mentre il mastering è di Tommy Bianchi del White Mastering Studio, in Toscana.
- Tra le esperienze indimenticabili: Open Act dei Deep Purple e importanti partecipazioni come quella a X Factor. Quale avventura vi ha emozionato di più?
Deep Purple. Salire sul palco prima di mostri sacri che hanno incantato orecchie, cuore ed immaginazione durante la propria giovinezza musicale è una delle cose più forti che un musicista possa provare, senza contare che davanti avevamo circa 5.000 persone che volevano vedere loro, non noi. Sarebbe potuta andare malissimo. Invece ci siamo difesi bene e il pubblico lo abbiamo sentito molto vicino e partecipativo: una bomba!
E poi, i nostri 8 giorni di session ad Abbey Road nel 2011. Indescrivibili. Emozione pura, può accadere solo quando stai talmente sognando che non ti sembra affatto di lavorare. Eravamo dentro allo Studio 2 dei Beatles dalla mattina alla sera, Ca##o!!!
- Qual è la chiave che distingue la proposta musicale dei The Panicles da quelle di altri artisti in circolazione?
Domanda estremamente difficile. C’è di tutto in giro. E anche di grande qualità, specie lontano dal mainstream. Forse l’unica cosa che non ci è mai mancata è cercare di offrire un sound rock/pop internazionale in trio, (per ora senza sequenze digitali durante i live) mentre sopra c’è un testo cantato spesso in lingua italiana. Due cose che non è facile fare andare d’accordo. Ecco, noi proviamo ancora oggi a farle andare d’accordo.
- A chi vi ispirate?
U2, i primi Coldplay, Foo Fighters, Radiohead, Killers, Kings of Leon, Dave Matthews Band, Beatles, Stones, The Doors, Jeff Buckley, Mumford and Sons, Muse, tra gli altri. Insomma, non a caso pochi italiani, ma ci piacciono Elisa, Subsonica, Negrita, Jovanotti, e i grandi del passato come Le Orme (il nostro batterista Manuel suona da 5 anni anche con il grande Aldo Tagliapietra e questo è nostro motivo di orgoglio), PFM, Battisti.
- Dopo l’uscita dell’album sarà in previsione un tour?
Ci stiamo lavorando e per scaramanzia non vogliamo ancora dire nulla!