Se c’è un modo per riconoscere un grande artista da un bravo esecutore, è l’emozione che prova non solo quando esegue la sua musica, ma anche quando ne parla. Un’emozione viva e presente nella voce di Tullio De Piscopo, che ci ha raccontato il suo impegno nel trasmettere un messaggio chiaro ai giovani: musica e amore sono imprescindibili.

“50. Musica senza padrone” è un cofanetto che raccoglie i suoi 50anni di carriera, ripercorrendoli con la sua inseparabile batteria e con le voci di chi ha reso grande la musica in Italia e nel mondo.

  • Funky Virus è il terzo singolo estratto dal suo ultimo album “50. Musica senza padrone”. In che modo ha scelto di coronare questi 50 anni di carriera?

Con un cofanetto straordinario che ripercorre gli anni d’oro della musica, dai ‘60 ai nostri. È un lavoro rivolto ai giovani che possono ascoltare come si suonava e si registrava allora. Si faceva tutto in diretta, non con i “copia-incolla” di adesso. Non c’erano le grandi marche. Le grandi marche erano le nostre mani e il nostro cuore. La difficoltà maggiore è stata scegliere i 56 brani. Si tratta di brani storici con l’aggiunta di tre inediti. Ho prediletto la scelta in cui fosse evidente un bel groove di batteria, come in Volta la Carta di De Andrè, oppure L’era del Cinghiale Bianco di Battiato. Tra gli inediti c’è anche Destino e Speranza, brano dedicato al fratello in blues, Pino Daniele. A lui va un ricordo speciale anche durante lo spettacolo che stiamo portando in giro, dal titolo Ritmo e Passione.

  • La batteria al centro della scena: un’impresa non facile per un musicista, che lei ha saputo compiere con enorme successo. Come ha fatto?
C’è voluto tempo e tenacia ma poi ci sono riuscito. Avevo in testa la batteria. Mi facevo sempre mettere in cartellone con la mia batteria solo per portarla sul palco, anche gratis.
  • Questo strumento appartiene al suo DNA ed è legato al ricordo di suo padre e di suo fratello, anche loro batteristi. La sua scelta di suonare proprio la batteria è stata libera o inevitabile?

Non riesco a immaginare quale altro strumento avrei potuto suonare se non questo. La batteria ha sempre fatto parte della mia vita. Era in casa mia quando sono nato, circondato da piatti e percussioni.

  • Dal jazz al cantautorato italiano, con echi provenienti dall’Africa. Quale genere musicale la rappresenta meglio?
Jazz, Afro-Jazz in particolare. Fin da bambino in casa giravano gli LP dei grandi jazzisti africani quindi sono cresciuto ascoltando quel suono. A Napoli c’è sempre stata un po’ di Africa, nelle strade, nelle case. Il razzismo non ha mai fatto parte della nostra cultura.
  • Il funk, protagonista del suo ultimo singolo, nel video clip di Funky Virus diventa un punto d’incontro tra diverse generazioni. Crede che la musica possa annullare distanze e differenze?
La musica non ha confini, non ha generazioni. Basta salire sul palco e amarsi, perché se nella musica non c’è amore si sente subito. Per questo voglio dire ai giovani di dare forza alla musica, di farla rialzare dal baratro profondo nel quale rischia di precipitare. I giovani non hanno più un supporto per dare vita alle proprie idee . Ma la musica è amore e fare musica vuol dire amare. Quindi aiutiamo la musica e aiutiamo i giovani.