Valentina Parisse, per la terza volta giudice dello show musicale All Together Now si racconta a Jam Session 2.0. Il suo curriculum è molto variegato e sono tantissime le esperienze di rilievo che la vedono protagonista come autrice e cantante. Ha scritto anche per Michele Zarrillo e Renato Zero, oggi invece è fuori con il suo singolo Ogni Bene, nel quale divide la scena con Space One. Ha un carattere forte, coraggioso ma è anche solare e auto-ironica, i suoi brani conscious fondono testi profondi e intellettuali ma sempre scanditi da un happy ending, tutto è armonioso e perfettamente miscelato alle note pop-rock della sua musica. Valentina Parisse è la protagonista di questa nostra intervista da leggere tutta d’un fiato e che vi sorprenderà tra confessioni, curiosità, colpi di scena e anteprime
Ogni Bene, pezzo per certi versi autobiografico ti vede accanto a Space One. Senza cadere negli stereotipi o nei cliché, scegliere lui come partner potrebbe essere un mezzo per enfatizzare l’immagine dell’uomo ruvido e rude raccontato nel brano?
“Non avevo mai pensato a questo aspetto perché Space One è una delle persone più dolci, più carine e più gentili che io abbia mai conosciuto. E´ un galantuomo, una persona deliziosa quindi sarebbe stato difficile per me accostarlo a questa ‘visione’, Space è veramente una persona di una umanità e disponibilità veramente rara e grande”.
Sapendo quanto sei precisa nel tuo lavoro immagino tu abbia valutato senza dubbio l’aspetto musicale. Cosa ti piace quindi di lui, cosa tecnicamente ti ha fatto scegliere Space One?
“La mia scelta è caduta su di lui perché ha questa sottile ironia mai volgare, molto tagliente, cioè ‘ti sdraia’, come si dice a Roma, con le sue parole ma senza scadere nel trito ed è quello che cercavo. Noi artisti è come avessimo costantemente una pistola nelle nostre mani perché a volte le parole sono un’arma importante, potente e in una canzone lo sono ancora di più. Io credo, come Space lo dimostra, che si possa essere efficaci nei brani senza scadere nel trash”.
Ci sono canzoni di colleghi artisti, frasi o singole espressioni che particolarmente ti hanno fatto esclamare ‘questa proprio non si può sentire’?
“Non te ne saprei indicare una in particolare onestamente. Parlando ad esempio di parolacce, del trash un po’ come il look, ci sta quando è al servizio di qualcosa di più grande, di un concetto più ampio. Come pure nella cinematografia, io ho anche scritto e messo le mie canzoni a servizio di un film recentemente. Penso ad esempio a tutto quel mondo rap americano degli anni ’90, quanto era aggressivo perché narrava i fatti realmente accaduti, raccontava la durezza della realtà dei fatti. Quello che non mi piace è la sciatteria, il volerlo fare a tutti i costi quando non ce n’è bisogno o fingere di essere qualcosa che non si è. A volte le sento queste cose ma…skip”. (ride)
Tornando ad Ogni bene e al video, qui si rincorrono un’infinità di frame e soggetti, città contraddistinte dal traffico, frenetiche ma colorate, fiori, persino una medusa e anche un simbolo portafortuna, il famoso gatto cinese…
“Io odio i video narrativi su me stessa, mi piacciono di più i video che possono suggerire dei pensieri, delle sensazioni per lasciare a chi lo guarda il più ampio margine di interpretazione, sì, è proprio una cosa che mi piace un sacco. Ogni immagine che c’è nel video di Ogni bene è come fosse un simbolo che ciascuno può ricollegare alla propria vita, a qualcosa che ha visto, che ha sognato. Ora per esempio sono davanti ad uno dei libri che amo di più ed è Il libro dei sogni di Federico Fellini, lui aveva questa intensa attività onirica e disegnava i soggetti appunto sognati, lo straconsiglio, è bellissimo, molto rilassante. È un po’ questa la filosofia dei miei video, mi piace questo mondo interiore che noi abbiamo e che è colmo di colori, di tante cose che sarebbe difficile anche in tre minuti e venti narrare. Faccio un po’ come se fosse un quadro e questo si può riassumere il messaggio, la storia”.
Tornando al gatto cinese portafortuna: tu sei scaramantica?
“Un po’ sì, sì, sì. (ride) Sono molto legata anche al mood dei numeri, ci sono quelli che io chiamo ‘numeri buoni’, amo ad esempio il numero 8. Mentre i numeri dispari mi fanno un po’ paura, tipo il 7”.
Hai accennato anche al mondo cinematografico con Fellini e ricordiamo il tuo brano Tutto Cambia, scelto per la colonna sonora del film L’agenzia dei bugiardi. Ci sono serie TV, visto che ora vanno molto di moda, che ti hanno appassionata particolarmente?
“Una serie televisiva che io amo è Dottor House, penso d’averla vista almeno cinque volte. House al di là della comicità tagliente parlava delle fragilità di tutti, di quelle anche quotidiane, delle paure. E nonostante la sua sofferenza era sempre presente un reale attaccamento alla vita, si trovava sempre nella trama uno spunto per andare avanti e pure questo mi piace un sacco. Poi lui è un figo, si può dire?” (ride)
Tu nasci come indipendente, corretto?
“Sì, nasco come indipendente, ma come indipendente veramente indipendente. Ho aperta la mia etichetta quando avevo ventidue, ventitré anni e ho sempre creduto profondamente nel lavoro, nel rimboccarsi seriamente e concretamente le maniche. Se credi in un sogno, credi in una carriera ti rimbocchi le maniche e lavori, ti migliori, io in tutto ciò che faccio parto da questo approccio. Ogni mio risparmio per me è un investimento per i miei progetti, è un viaggio in più per lavorare e condividere la musica insieme ai colleghi dall’altra parte d’Italia o d’Europa ad esempio. Dipende anche dalle aspettative personali e qui ti parlo di me, la musica c’è al di là di tutto, la musica ha fatto parte della mia vita da subito e la stessa gioia, lo stesso entusiasmo di quando avevo 15 anni ce l’ho adesso”.
Hai avuto la fortuna, ma anche il merito, di essere appoggiata da una realtà discografica di spicco ma molto di sovente non parla bene delle major, come mai. Secondo te quale messaggio sbagliato passa, se passa un messaggio sbagliato?
“È difficile qui rispondere, ma per capire meglio il mio punto di vista mi ricollego alla risposta data prima. Partendo da questo punto di vista ti dico che io non ho mai dato nulla per scontato, tutto quello che arriva in più è un aiuto e ne sono profondamente grata, niente è dato, dovuto. Non c’è una carriera dovuta, ancor di più nel mondo dell’arte tra fatiche e amarezze del nostro lavoro e io la vivo così, ogni piccola cosa è un traguardo. Per me la Universal è un alleato preziosissimo che ha creduto in me, nonostante per esempio io non arrivi da un talent e oggigiorno è un’anomalia, una cosa poco consueta. Quindi la mia esperienza personale con la realtà della mia major è positiva e, ribadisco, partendo dal fatto che sono una persona che ama il proprio lavoro e che si pone dei doveri concreti. Credo poi che ci si debba anche tanto aiutare, che si debba facilitare il compito degli altri, bisogna mettere in condizioni anche gli altri di aiutarti. E ti dirò anche un’altra cosa, pure il tempo ha un valore, quello di tutti”.
Sicuramente questo tuo modo di essere, di vivere il lavoro con dedizione, rispetto e serietà è anche frutto di un’educazione famigliare molto radicata.
“Per farti un esempio, mia mamma mi ha sempre detto: ‘se tu canti davanti a una persona o a dieci mila persone ricordati sempre che ci devi mettere la stessa grinta, la stessa intensità perché quella persona è lì per ascoltare te’. E poi ti posso dire è proprio una passione viscerale quella che ho per la musica, quando mi metto a scrivere un pezzo non sono lì a dire ‘chissà quante persone lo ascolteranno’. Certo, me lo auguro perché sarei ipocrita a dire il contrario, però questo non cambia l’intenzione di base che è quella di fare qualsiasi cosa al meglio e soprattutto di farla con il massimo sentimento”.
Questo succede anche quando scrivi per altri ovviamente.
“Certamente, metto lo stesso impegno in tutti i lavori e progetti che abbraccio. Ad esempio, l’anno scorso, quando sono stata chiamata per far parte dell’avventura di Michele Zarrillo, c’era la speranza che l’avventura diventasse quella sanremese per lui e che il mio testo potesse aiutarlo ad arrivare all’Ariston, ma non era certo una certezza. Quindi, come avrei fatto comunque per qualsiasi altro lavoro o impegno preso, sono stata con loro notti su notti a lavorare, a cesellare ogni parola perché credevo e credo nel mio lavoro, nella musica prima di tutto”.
Ci sono delle collaborazioni che ancora hai nel cassetto?
“Tante. Ne ho alcune già nel cassetto, cioè che condividerò appena l’album sarà fuori. Ci sono una marea di collaborazioni e tante belle cose che è ora di tirare fuori. Per quanto riguarda gli artisti con i quali mi piacerebbe collaborare uno fra tutti è Cesare Cremonini, ma anche Jovanotti. Credo che entrambi abbiano fatto un’uso della parola veramente ineccepibile, mi affascina proprio tanto quando riesci a centrare un tema, un’emozione, un concetto e a dirlo in modo così elegante. Anche Jovanotti, come per quello che abbiamo detto prima di Space One, ci sono delle loro canzoni che proprio ti ‘aprono’”.