Ho avuto il piacere di intervistare i Vinnie Jonez Band per Jam Session 2.0. In questa intervista confessano tutto del loro tempo trascorso a incidere il disco e senza timore raccontano il proprio percorso durato due anni, tra incertezze, dubbi e scelte sofferte. Ho avuto il piacere di parlare con Gianluca Sacchi, leader della band.

Ciao Gianluca, la prima domanda è semplice e sono certa che non la prima a chiedertelo. Da cosa deriva il nome della vostra band?

Sì, la domanda ci viene fatta spesso, però per prima cosa vorrei salutare i lettori e voi di Jam Session 2.0. Ci chiamiamo Vinnie Jonez Band come omaggio all’attore/calciatore Vinnie Jones. I suoi personaggi ci hanno da sempre esaltato. Lo adoriamo.

Come vi siete conosciuti e che rapporto c’e’ tra di voi?

Io e Andrea (batterista) siamo cugini, invece con Ludovico (bassista) avevamo una band dalle cui ceneri è nato il progetto Vinnie Jonez Band. Marco è entrato a far parte del gruppo leggermente dopo e anche lui era una vecchia conoscenza. Oltre ad essere musicisti, siamo anche molto amici.

Ho letto che tra l’Ep “Supernothing” e  il disco “Nessuna cortesia all’uscita” sono passati due anni. E’ stato un lavoro duro?

Sembrano sempre frasi fatte ma è stata davvero dura. L’impegno è stato enorme sia in fase di scrittura che di registrazione. Alcuni brani, come Idolum, hanno avuto una gestazione pari a tutto il tempo intercorso tra l’Ep e l’album. Ci siamo dovuti confrontare con molti problemi e molte scelte difficili, ad esempio scegliere se cantare in italiano oppure no.

Nonostante sia stato un disco sofferto, tutto ciò ci ha fatto maturare e per questo per noi ha più valore.

La scelta di cantare in italiano mi ha molto colpita, perché le vostre canzoni hanno un sound molto duro e cattivo. L’ho trovata una decisione molto originale. Come mai avete optato per i testi in italiano?

E’ stata una scelta difficile, per certi versi fallimentare e per molti altri, invece, azzeccata. Avevo la necessità di comunicare nella mia lingua e di arrivare all’ascoltatore nella maniera più efficace possibile e per queste ragioni l’inglese era da escludere.

Pensate di essere cambiati nel corso dei due anni trascorsi a incidere il disco?

Sicuramente. Nonostante il tempo passasse inesorabile non ci siamo mai demoralizzati, ma non nascondiamo che comunque un po’ di ansia l’abbiamo provata. La cosa che ci ha spinto ad andare avanti è stato l’aspirare ad un miglioramento delle canzoni e del disco stesso, proprio per questo il tempo è volato. Ci siamo concentrati molto sulla scelta dei suoni, dalle distorsioni all’accordatura della batteria. Due anni sono molti e inevitabilmente siamo cambiati tantissimo, in meglio si spera.

“Nessuna cortesia all’uscita”, un titolo che già dice molto sulla vostra visione della società. Da cosa prendete ispirazione?

La nostra ispirazione deriva dalla vita di tutti i giorni, ma anche da letture e film. Per me la scrittura di un album è come una sorta di diario in cui annotare tutto quello che mi succede e che ci succede.

La canzone “Corri” è anche corredata da un videoclip e so che ne ha curato la regia. A cosa ti sei ispirato per la realizzazione di questo video?

Il video di Corri segue l’idea che sta alla base del testo ovvero due persone all’insegna dell’incomunicabilità. Vorrebbero fuggire a gambe levate l’una dall’altra, ma per una forma di masochismo non lo fanno, continuando così a farsi del male. D’altronde il testo dice “Prendi e corri via, non voltarti mai”.