Quando ho detto che sarei andata al concerto di Nada, mia madre ha esclamato sorpresa che Nada è dei suoi tempi.
In risposta, l’ho semplicemente invitata ad ascoltare uno dei suoi ultimi brani.
Solo così si scopre una Nada che non appartiene a un tempo, a un genere musicale, a un pubblico.
Nada appartiene a se stessa. Muove e smuove le sue corde più profonde, facendo vibrare “per simpatia” quelle di chi la ascolta, proprio come accade quando due strumenti musicali accordati allo stesso modo si trovano l’uno vicino all’altro.
Questo è ciò che è successo al pubblico che domenica 7 aprile ha riempito il Magnolia di Milano. Volti giovanissimi accanto alle generazioni dai capelli brizzolati, uniti da cori sui brani che hanno attraversato ogni epoca fino ad arrivare ai giorni nostri.
Anche in questa tappa del suo tour Nada ha presentato al pubblico una proposta live dei pezzi che fanno parte del nuovo lavoro, E’ un momento difficile tesoro.
Proprio con il brano che dà il titolo all’album ha voluto raccontare un punto di vista nuovo sul sentimento della tristezza. Come in un blues – il suo blues – la tristezza si riempie di nuovi colori, diventa un’opportunità, fino a raggiungere il suo punto più alto nella bellezza.
Un angelo caduto dal cielo, Disgregata, Stasera non piove, sono i primi tre brani con cui ha aperto il concerto, anticipati da un intervento introduttivo con precise istruzioni per l’uso, da tenere a mente per godere appieno dello spettacolo: la mappa per trovare in ogni brano un momento di introspezione personale.
La sottile linea malinconica che attraverserà tutto il concerto, da riflessione più intima, esplode in un crescendo costante trasformando i sospiri in folli grida.
E’ il momento di Guardami negli occhi. Una canzone per gli uomini e per le donne, dice Nada. Poi ci ripensa: è più per le donne. Perché una donna sa come disgregarsi e mettere in atto una rivoluzione interiore per dire alla fine: “brutto stronzo, ma vaff…”.
Nada balla, suda, salta e riempie tutto il palcoscenico. I suoi occhi, quando non sono chiusi, puntano dritti verso il pubblico, emozionati e sorpresi ogni volta di trovarlo lì davanti a seguire parola per parola, nota per nota, ogni verso delle sue canzoni.
Ed è così per Luna in piena e Correre, ma soprattutto per uno dei brani a cui i fan sono più affezionati, Senza un perché.
Dopo Lavori in corso, E’ un momento difficile tesoro e Piantagioni di ossa, Nada lancia una sfida: provare a immaginare di rientrare nel grembo materno, l’unico posto in cui non c’è spazio per dubbi e angosce. O Madre è un inno alla ricerca della dimensione in cui ognuno di noi è davvero se stesso.
Macchine Viaggianti e Dove sono i tuoi occhi accompagnano Nada e la sua band verso la fine del concerto. I musicisti Franco Pratesi, Stefano Cerisoli, Luca Cherubini Celli e il polistrumentista Francesco Chimenti, hanno scandito perfettamente il respiro di ogni canzone sul palco.
Ma il pubblico sa che non può essere finita qui. E dopo il primo forte applauso, Nada rientra in scena con Ti stringerò e poi ancora con Amore Disperato e Ma che freddo fa.
Nada ci saluta così, con il ricordo di una ragazzina dal volto ombroso che negli anni 60 sapeva già essere diversa da tutte le altre e che oggi ha trasformato quelle ombre in sorrisi colmi di consapevolezza ed esperienze da trasmettere alle nuove generazioni. Ricordandoci che a volte, qualche ruga in più sul viso, può essere la garanzia di un sold out.