Dalla bassa lombarda alle girge periferie di Manchester alla decadenza di Roma è dura stare al passo con Milo Scaglioni.
Il suo album di debutto, “A Simple Present” è una delizia che coniuga l’origine italiana con la tradizione Inglese della sua terra di adozione e sembra appropriato che il disco abbia trovato casa in due delle più rinomate e recenti etichette delle due città, la akoustik anarkhy di manchester e la crytmo di Roma.
Nell’arco di dieci anni, dal momento in cui partì in un pellegrinaggio musicale vero la città di manchester, il viaggio musicale di Milo è stato più che variegato. Da bassista con The Beep Seals e con il genio low fi di Jim Noir, per poi divenire bassista della band padovana Jennifer Gentle fino alle recenti collaborazioni con i droners psichedelici romani Sonic Jesus, oltre alla regolare militanza della band di Roberto Dell’era.
“ A Simple Present parla del divenire se stessi, al di la del posto in cui ci si trova. Lasciare Manchester è stato più difficile del trasferirmici, ma ritornare in Italia mi ha obbligato a focalizzarmi e capire cosa volevo fare veramente. Metà dell’album parla di questo, di ciò che significa crescere e scoprire chi si è in realtà. E una delle cose positive del crescere è che si acquista una visione d’insieme delle cose”.
In “A Simple Present” si fondono la personale visione di una Inghilterra bucolica, da village green preservation society, che Milo ha sviluppato in dieci anni passati in terra d’albione con tutto il suo bagaglio culturale Italiano e una onesta e a volte dolorosa analisi dei rapporti interpersonali che caratterizzano la vita.
A Simple Present non è solo il prodotto delle molte avventure di cui Milo è stato protagonista, marca anche il suo passaggio dall’essere membro di band alla sua maturazione e al passaggio, finalmente, al ruolo di autore. Nel suo nuovo ruolo di co-produttore Milo ha saputo reclutare una schiera di musicisti davvero notevoli che annovera alcuni tra i migliori in Italia: Roberto Dellera, già autore e bassista di Afterhours e The Winstons, ha suonato il basso in cinque tracce, Enrico Gabrielli, polistrumentista conosciuto ai più per la militanza in band come calibro 35, The Winstons e ultimamente della band di PJ Harvey, ha contribuito suonando tastiere, fiati e cori, Lino Gitto, tastierista, batterista e cantante dei The Winstons ha contribuito suonando la batteria e l’organo, Gianluca De Rubertis ha suonato il pianoforte in un paio di canzoni e Simone Prudenzano, già compagno di Milo nella band Thee Elephant, ha contribuito suonando alcune percussioni. Il disco è stato registrato tra il sud-est studio di Guagnano (LE) e l’Edac studio di Fino Mornasco (CO), co-prodotto e masterizzato da Davide La Sala
Sostenuto dalle armonie vocali dal sapore beatlesiano di October (what you want is where you belong), dalla malinconia di Sea of Misery, dalla spensieratezza dolce amara di Black Dog n 7 e dalla jam psichedelica di Enough is not enough (un omaggio all’album Da Capo dei Love), le canzoni dell’album luccicano e sprigionano una luce magica e rigorosamente semplice. Il disco è tenuto insieme da un’onestà che rende possibile l’accostamento con il Leonard Cohen degli inizi e da una capacità melodica accomunabile a quella di artisti come Elliott Smith o Gruff Rhys (superfurry animals). I testi sono tutti in Inglese.
A volte, per scoprire veramente chi si è, è necessario fare un lungo percorso che può portare a perdersi e a ritrovarsi. Altrimenti, citando Shakespeare, la vita può finire con l’essere “ un racconto narrato da un idiota, pieno di strepito e di furore e senza alcun significato”. A Simple Present racconta di questo, del dono che tutti possono fare a se stessi, del vivere nel presente e nella maniera più semplice possibile, qualunque cosa questo voglia dire per ciascuno.