La musica per immagini in movimento, sia essa ad uso cinematografico, teatrale o di balletto, è un aspetto della produzione di Alberto Turra che ad oggi ha occupato un arco temporale di quindici anni e che mai fino ad ora ha trovato il modo e la necessità di essere raccolta: esce il 24 gennaio “Filmworks”.

In occasione dell’anno in cui due importanti film-documentari – il docu-fiction di Francesco Fei “Giovanni Segantini: ritorno alla natura” interpretato da Filippo Timi, e “The Origins Of Music” dei messicani Daniel Arvizu e Sam Madrigal – hanno visto la luce, la necessità è sorta ed insieme anche il modo.

L’etichetta torinese Felmay, che con Turra negli ultimi anni ha intessuto una collaborazione importante sui fronti Turbogolfer, Mamud Band e Nippon Eldorado, decide così di dare uno sguardo ragionato, iper-selezionato ma molto rappresentativo del lavoro che il chitarrista-compositore ha messo al servizio della settima arte. Così Turra descrive questa selezione:

Quindici anni di musica scritta – di fatto – su committenza non ti mette immediatamente nelle condizioni di cercare una coerenza d’ascolto al di fuori dell’opera per cui è stata scritta. Non è per niente detto che ‘quella’ musica abbia la forza di essere ascoltata fuori da ‘quel’ contesto ed è ancor meno scontato che i brani scelti, provenienti da mondi lontanissimi tra loro, riescano a formare una scaletta decente per un album. In questo senso la cernita è stata tecnicamente ed emotivamente un incubo: tecnicamente per la mole ed emotivamente per la storia. Intendo dire che quando scrivi per un film stai in realtà cercando di realizzare l’immaginazione sonora del regista, questo devi fare, questo è giusto che tu faccia; per questo ho quasi sempre avuto la sensazione che molte musiche fossero partorite da non meno di due persone, perfino nei casi in cui i brani venivano scritti molto prima del concepimento del film: sembra un non-senso ma quando il regista ascolta quel tuo vecchio brano e dice ‘cazzo, è perfetto!’ succede una cosa speciale e inquietante, il tuo brano viene ri-partorito per merito del nuovo significato e tu rimani lì come un babbo cercando di ricordare a cosa pensavi quando l’hai scritto. In due casi (Dustin e Trevor) mi sono quindi preso la libertà di testimoniare anche la dinamica inversa, quel meraviglioso momento in cui brani che tu pensi svolteranno l’opera, alla fine, non vengono inseriti nel film.

In questo lavoro si potranno ascoltare chiari riferimenti al “Dead Man” di Jim Jarmush e quindi Neil Young, così come alla maestosa e orchestrale soundtrack di “Battlestar Galactica” passando per la musica di Gustavo Santaolalla ibridata con il Bill Frisell più folk (in particolare nella potente versione del Bolero di Ravel.

Conosciamo meglio Alberto Turra

Chitarrista, arrangiatore, improvvisatore, compositore, Alberto N. A. Turra è un musicista completo e multiforme che si muove sulla scena italiana da oltre dieci anni, fondendo l’urgenza creativa con l’arte improvvisativa, il jazz visionario, l’anima balcanica, la vitalità del rock, in un personalissimo e non convenzionale mondo sonoro.
Da molti anni alterna l’attività di chitarrista tout-court a quella di compositore (per il cinema, per il teatro e per la danza contemporanea) insieme a quella di band leader (Kabikoff, Turbogolfer, International Troubadours).
Costantemente attivo sul fronte del live/tour con numerose band, artisti e collaborazioni tra cui spiccano i nomi Shanir Blumenkranz (jazz-core-avant), Roy Paci-Corleone (jazz-core), Pierpaolo Capovilla (alt-rock),
Mamud Band (afro-funk), Giovanni Venosta (avant), Sonata Kommandoh (avant-jazz-rock), Diego Mancino (alt-pop), Sarah Stride (alt-pop) sul territorio italiano ed europeo.
Alcune sue composizioni per la danza contemporanea sono state suonate al Royal Opera House-Covent Garden (Londra).
Dal 2010 al 2014 è direttore artistico della stagione musicale del Teatro Binario 7 di Monza, Terra!-la musica al Binario7.