Esce il video di Sans Papier, il video rap shock sui migranti del ravennate Polly,  destinato a far discutere per le sue immagini forti.

Grazie ai filmati della ONG Mediterranea e alla direzione di montaggio curata da Daniele Poli, il video tratta uno dei temi più attuali e discussi di questo 2019: il viaggio di chi attraversa il mare per scappare dalle coste africane. Il brano, che anticipa il disco dell’artista previsto per l’autunno 2019, rispecchia lo stile di Polly miscelando temi attuali e contesti privati. Immagini surreali e ruvide si muovono all’interno di rime in cui la speranza e l’amore fanno a pugni con concetti di disillusione e disgusto.

Sans Papier immagina un mondo in cui i migranti, stremati per la situazione che si è creata nel Mediterraneo, decidono di creare la loro Atlantide, un loro regno sotto le acque. All’immaginario del brano si accompagnano le riprese realistiche dei viaggi in barca, della disperazione e della paura.

Commenta così Polly :

“Ho scritto questa canzone in un periodo della mia vita molto particolare, mi stavo frequentando con una ragazza di origine dominicana che aveva due figli e vivevo quotidianamente episodi di razzismo, aperto o velato. Non ero tanto preoccupato per lei quanto per i bambini, forse non ce ne rendiamo conto ma viviamo in un mondo in cui il colore della pelle è un biglietto della lotteria. A fine estate ricordo che è tornata in patria dalla famiglia per due mesi e in quel periodo ho scritto questa canzone, immedesimandomi in un ragazzo africano che viene in Europa e si ritrova separato dalla propria famiglia, senza documenti, “un uomo illegale” per il semplice fatto di esistere.”

Commento personale di Daniele Poli :

” Sans Papier é stato soprattutto ricerca: un approccio completamente diverso dalle modalità che conosco di fare videoclip. Dopo aver archiviato il matriale di Mediterranea, mi sono messo a raccogliere dati e statistiche su dei fatti che, con presunzione, si pensa sempre di conoscere già. Ma non si sa nulla in verità, almeno fino al momento in cui non si vede un corpo esanime che galleggia in un mare a noi familiare, realizzando che non è ne fiction, ne un film. Mi ci sono voluti dei giorni per riuscire a guardare, senza voltarmi, alcuni materiali trovati, ma visto l’effetto di risveglio da un letargo di insensibilità che avevano su di me, li ho ritenuti troppo importanti per non usarli. Poi è nata l’idea del parallelismo col passato, dal quale non siamo poi così lontani: protetti dal nostro piccolo Mondo con piccole spiagge e piccole coste, in cui spesso conta troppo quello che vogliamo possedere rispetto a quello che vogliamo essere. “