Lunedì 11 novembre nella Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica, il Roma Jazz Festival 2019 tocca una delle sue vette più alte ospitando uno dei veri giganti del jazz di tutti i tempi, Mister Archie Shepp, accompagnato dal suo Quartet.
Carismatico, intensissimo, capace di battaglie artistiche e sociali che hanno davvero cambiato il corso degli eventi nel ventesimo secolo, ancora oggi Archie Shepp, dopo ben 60 anni di carriera, è un autentico fuoriclasse. La reale incarnazione dell’incontro fra l’avanguardia del free jazz e l’impegno politico. D’altro canto, aver condiviso palchi, idee e suggestioni con molti dei più grandi jazzisti di sempre (a partire da John Coltrane e Cecil Taylor) ed essersi ritrovato leader di varie formazioni fin dagli anni ’60 gli ha donato un’aura e uno spessore che pochi musicisti viventi possono vantare. Più di altri e prima di altri, Shepp ha riannodato i fili tra la tradizione africana e i nuovi impulsi del be bop, con la capacità di saper parlare anche al grande pubblico come pochissimi altri musicisti del Novecento.
Archie Shepp è il sax jazz che ha accompagnato le politiche di Malcom X. “Il mio sax al servizio della causa dei neri” è la sua frase che sintetizza una vita artistica dedicata alla difesa e alla emancipazione delle minoranze etniche in America. Parlare di Archie Shepp significa evocare una stagione eccezionale ed irripetibile nella quale il jazz era impegnato nervi e sangue dentro una più ampia mobilitazione generale. Tutta la società americana era in ebollizione. Le marce per i diritti civili, le manifestazioni pacifiste, le rivolte dei ghetti. Il tappo del soffocante conformismo era saltato e nuove consapevolezze avevano preso la scena e reclamavano cambiamenti.
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