Questa storia parte da un muro. Il muro del T2F (The Second Floor) a Karachi, in Pakistan, un centro culturale fondato da Sabeen Mahmud, attivista per i diritti umani. “Un muro che a solo guardarlo puoi sentirci le voci di tutti quelli che da lì sono passati per lasciare un messaggio, un ricordo, in memoria di Sabeen, che al centro di quel muro campeggia, ancora lì…”.

ZINDA, in italiano VIVA, è il nuovo brano di Francesca Incudine – cantautrice e percussionista ennese – dedicato proprio a Sabeen Mahmud, uccisa a Karachi con quattro colpi di pistola il 24 aprile del 2015. Esce oggi, su tutti i digital store, accompagnato da un video che porta la firma di Raffaele Pullara.

Il brano è stato presentato in anteprima mondiale dal Pakistan il 24 aprile scorso in occasione delle manifestazioni per i sei anni dalla scomparsa dell’attivista.

Racconta Francesca Incudine:

Mi trovavo a Karachi nel 2018, invitata dalla console italiana per tenere un concerto con l’orchestra del Conservatorio, un’esperienza artistica bellissima per me e con una valenza culturale alta e importante. Ci aspettavano le prove del pomeriggio al T2F, un vero e proprio hub di idee, dove la poesia e l’arte incontrano la tecnologia, la politica, la lettura, un luogo di ritrovo e di confronto su temi scottanti come i diritti delle donne, la libertà di stampa, la corruzione, la violenza, un luogo in cui tornare a respirare in una città così soffocante, un luogo in cui potersi esprimere liberamente ed essere se stessi.

Ci aspettavano le prove del pomeriggio al T2F, un luogo dove la poesia e l’arte incontrano la tecnologia, la politica, la lettura, un punto di ritrovo e di confronto su temi scottanti come i diritti delle donne, la libertà di stampa, la corruzione, la violenza, un luogo in cui tornare a respirare in una città così soffocante, un luogo in cui potersi esprimere liberamente ed essere se stessi.

Visito il centro, poco prima delle prove, e mi ritrovo di fronte a questo muro e ascolto la sua storia: parlava Sabeen, si batteva a difesa dei diritti umani, non si arrendeva, sorrideva; aveva 40 anni e portava i capelli corti, non era sposata, amava guidare la sua moto, la musica, la poesia e il cricket, era una donna libera”.

Zinda’ vuole essere un omaggio alla libertà di pensiero, ed in particolare alle libertà delle donne.

In questo brano Sabeen Mahmud rivive tra le strade della sua città, “la città delle luci, dove la pioggia che cade fa i bambini felici…”, tra la sua gente che oggi guarda a lei come ad una luce in un cielo soffocato dalla paura. Francesca Incudine prova a raccontarla come fosse “un pensiero…” in cerca di libertà e futuro e si chiude con il saluto che l’attivista pakistana usava per firmare ogni sua lettera, “Peace, Sabeen”.

Il brano, cantato in italiano e in urdu, vede la partecipazione della giovanissima cantante pakistana Simal Nafees e, al sitar, del maestro Nafees Ahmad, direttore dell’orchestra Napa del conservatorio di Karachi. Fa parte del progetto VOCI FUORI DAL MURO, che prevede l’uscita di quattro singoli dove i muri sono protagonisti. Muti e immobili, simbolo di chiusura ed isolamento, sono loro a parlarci ed a raccontarci le loro storie, come il muro del T2F.